Quando le barriere architettoniche impediscono di vivere

Quando le barriere architettoniche impediscono di vivere

ACIREALE Francesca ha nove anni, un visino allegro e sorridente, una sorellina che adora, due maestre speciali e una mamma guerriera. Tutti i giorni vorrebbe andare a scuola mano nella mano con la mamma e la sorellina per raggiungere i compagni, studiare e aspettare la ricreazione per scendere in cortile a giocare ma non può: Francesca è nata con una grave malattia genetica, la sindrome di Kabuki. Colpisce un bambino su 32 mila e la ricerca è ancora molto “giovane” dato che solo nel 1981 è stata individuata da alcuni ricercatori giapponesi. La sindrome comporta alterazioni del viso, ritardo psicomotorio medio o moderato, alterazioni scheletriche e, come dimostrato dieci anni fa da una ricerca svolta all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, anche da cardiopatie congenite; Francesca è anche ipovedente.

Per lei tutto quello che per noi è quotidiano e accessibile diventa un ostacolo insormontabile, come poter fare le scale o percorrere la strada che la porta a scuola. Fino all’anno scorso la mamma la accompagnava a piedi, perché non avevano ancora un’auto e perché la malattia ancora consentiva alla piccola una maggiore autonomia. Fortunatamente i genitori hanno comprato un’auto e così Francesca sta potendo vivere con più serenità i tragitti da casa, nel centro di Acireale, fino alla scuola in via Lorenzo Madden. Non è agevole raggiungere la scuola con marciapiedi stretti e occupati da auto e scooter, scivoli e parcheggi per disabili ostruiti con noncuranza da chi “tanto son due minuti” va a far compere. Nei primi giorni di scuola la mamma di Francesca aveva trovato il modo di agevolare la vita della figlia entrando con l’auto nel cortile che la scuola condivide con gli uffici del lavoro del comune, così da poterla accompagnare al primo piano della struttura dove la scuola ha i locali. Da qualche giorno però una catena con un catenaccio impediscono l’accesso se non pedonale.

La scuola è il Pennisi-Alessi di via Madden, si trova al primo piano di uno stabile senza ascensore, senza un posto per disabili dove posteggiare, con un cancello sbarrato perchè all’interno possono posteggiare solo le auto degli impiegati.

[wpvp_embed type=youtube video_code=VDew1Ck3MpU width=670 height=377]

La dirigente scolastica dell’Istituto prof.ssa Annunziata Di Vincenzo, da noi interpellata per capire meglio la situazione: “Abbiamo accolto Francesca, anche se ad anno scolastico iniziato, e abbiamo offerto immediatamente l’insegnante di sostegno. La signora sapeva quando ha iscritto la bambina quali fossero le strutture che la scuola poteva offrire. Noi abbiamo sempre dato massima disponibilità alla signora consentendole di portare la bambina mezz’ora dopo le lezioni e venirla a prendere dopo le lezioni. Ovviamente non posso chiedere al personale ATA di andarla a prendere giù perché noi prendiamo in consegna i bambini quando arrivano a scuola ossia al primo piano. Le richieste che la signora avanza non devono essere fatte a noi ma al Comune che si occupa di edilizia scolastica“.

Rosario Grasso, presidente dell’Associazione 104 orizzontale e facente parte della commissione lavoro provinciale Unione Italiana Ciechi di Catania, ha abbracciato la causa di Francesca e si è detto colpito dalle parole della madre e amareggiato dalla situazione che la bambina deve vivere: “Le barriere architettoniche devono essere tutte abbattute e le scuole devono essere per tutti. Le carenze della struttura sono un’offesa a tutti i diversamente abili; non si può costringere una bambina di nove anni, che ha già gravissimi problemi nella sua quotidianità, anche a dover subire tutto questo. Significa ricordarle tutti i giorni la sua ‘diversità’ e costringerla a fatiche che non può affrontare. Esistono leggi in materia che devono essere fatte rispettare. Noi diversamente abili dobbiamo poter avere gli stessi diritti perché non siamo cittadini di serie B e lotteremo con e per Francesca perché il suo diritto di poter andare serenamente a scuola sia rispettato“.

La legge in questione è l‘articolo 28 della legge 118/1971 che pone l’obbligo di rendere accessibile ogni edificio scolastico, in modo da poter così garantire la frequenza scolastica a tutti. Tale principio è ribadito anche dall‘articolo 18 del DPR 384/1978, che in maniera esplicita impone di rendere accessibili gli edifici delle istituzioni prescolastiche, scolastiche, compresi gli Atenei universitari e le altre istituzioni di interesse sociale nella scuola, adeguando le strutture interne ed esterne a degli standards indicati dal D.P.R. stesso: “Gli edifici pubblici e privati degli istituti scolastici d’ogni grado per essere accessibili devono prevedere almeno un percorso esterno che colleghi la viabilità pubblica all’accesso dell’edificio, dei posti auto riservati, la piena utilizzazione di ogni spazio anche da parte degli studenti con ridotte o impedite capacita motorie, ed almeno un servizio igienico accessibile. Nello specifico, per quanto riguarda gli edifici pubblici, gli arredi e le attrezzature didattiche (banchi, sedie, macchine da scrivere, spogliatoi, materiale Braille, ecc.) devono avere caratteristiche particolari per ogni caso di invalidità. Nel caso l’edificio scolastico sia disposto su più piani, e non ci sia l’ascensore, è consigliabile collocare la classe frequentata dagli alunni con impedite capacità motorie al piano terra“.