MELILLI – “Solo una soluzione temporanea”. È con queste parole che, direttamente dal Parlamento, il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti definisce lo spostamento, avvenuto lo scorso aprile, di 9 tonnellate di “polverino” d’altoforno, sostanza classificata come “non pericolosa” dall’Ilva di Taranto alla discarica di Melilli.
Il caso di cronaca, scoppiato grazie ad un inchiesta del giornalista del “Corriere della sera”, Saul Caia, oggi fa molto parlare di sé sopratutto se si pensa alle vicende legali avvenute tra fine marzo e inizio aprile. La prefettura di Siracusa, congiuntamente al volere di quella etnea, infatti, interdice la Cisma S.p.a, società proprietaria della discarica considerata una delle “più tecnologiche per il ricondizionamento dei rifiuti industriali” della nazione, a causa di un “possibile condizionamento delle attività svolte da parte della criminalità organizzata”.
Come sottolineato proprio nell’inchiesta pubblicata dal “Corriere della Sera”, la Paratore Srl sarebbe la società che detiene le quote di maggioranza del gruppo Cisma. Gli inquirenti, rifacendosi alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Santo La Causa, considerano l’amministratore unico della suddetta società, Antonino Paratore, legato alla famiglia catanese dei Santapaola.
Nello stesso periodo dell’interdittiva, però, la discarica di Melilli e quella pugliese avevano stipulato il contratto per il trasporto. A fine giugno, dopo aver impugnato al Tar l’interdittiva, i legali della Cisma hanno ottenuto dal Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo la sospensione in via cautelare delle richieste delle informative prefettizie di Siracusa e Catania.
In queste ore, quindi, la magistratura si sta muovendo per capire se questi rifiuti potevano o no entrare a Melilli in base alle disposizioni dettate dalla Regione e, in base a queste capire, appurare anche a quali rifiuti bisogna dare priorità se a quelli provenienti da località siciliane come Augusta, Floridia, Priolo Gargallo, Siracusa e Solarino o no.
Inoltre. l’area della discarica siciliana è considerata “ad elevato rischio ambientale”, dichiara l’assessorato regionale al Territorio ed all’Ambiente ma subito arriva la risposta del legale della Cisma che replica “Le norme ambientali non consentono di mettere queste limitazioni, c’è soltanto questo impegno a garantire la priorità dei rifiuti del territorio siracusano”.
Ai posteri l’ardua sentenza.