Il condominio di J.G. Ballard

Il condominio di J.G. Ballard

Un’amica mi ha parlato de Il condominio di Ballard: “È strano, devi leggerlo… vorrei sapere cosa ne pensi”. Conoscendola quale lettrice raffinata, mi lascio intrigare dalla sfida e ne sono stata ripagata.

Come si immagina dal titolo, il racconto si apre all’interno di un condominio, un grattacielo a torre, d’alto bordo, abitato dall’élite londinese fatta di grandi professionisti, attori, imprenditori, giornalisti, dottori di fama. La distribuzione, come nella realtà, implica una gerarchia verticale col super attico occupato dall’archistar progettista dell’opera e a seguire categorie sempre meno alto spendenti. In ogni caso, dal primo come al quarantesimo piano i servizi sono di un lusso invidiabile: piscine, spa, aree giochi, relax, boutique alimentari, campi da tennis…

Una nota dissonante risuona, però, fin dalle prime pagine che circolarmente mostrano un brandello della conclusione per poi raccontarci tutto in un flashback: uno di questi inquilini sta gustando carne di cane!

In poche battute vediamo trasformarsi questo “resort” in uno spazio interiore, psichico, in cui la tensione cresce, prima tra possessori di cani e famiglie con bambini, poi polarizzata tra piani bassi e alti.

Più che un’architettura abitativa, rifletteva, sembrava il diagramma inconscio di un misterioso accadimento psichico.

I maschi in prima battuta si organizzano in bande notturne, agiscono ad ondate in ronde violente, tese ad impedire l’ascesa ai piani più alti, al controllo del territorio, alla difesa o all’attacco, con una classica creazione di barricate con mobilia distrutta e spazzatura.

Sembrerebbe un imbarbarimento, una regressione primitiva, ma la chiave di lettura ce la fornisce uno dei protagonisti:

Qui il modello non sembra essere quello del buon selvaggio, piuttosto, direi, il nostro sé post-freudiano e nient’affatto innocente, violentato da un’educazione all’evacuazione troppo indulgente, dalla devozione per il nutrimento al seno e dall’amore genitoriale… Una miscela ovviamente più pericolosa di qualsiasi cosa abbiano dovuto sopportare i nostri antenati vittoriani.

È il divampare degli istinti, da novelli Mr Hyde, finalmente liberi dal perbenismo vittoriano e ancor di più da qualunque forma di incivilimento.

Finalmente era affiorato il nuovo ordine, per cui tutta la vita del grattacieloruotava intorno a tre ossessioni: sicurezza, cibo e sesso.

La parossistica spirale di violenza avrà una fine con uno sviluppo inatteso, legato ad una socialità da Grande Madre, metaforicamente eviratrice, ma lascio volutamente oscura questa spiegazione, perché vi possiate godere questo viaggio… nei meandri più terribili della psiche umana.

Buona lettura e buone riflessioni 🙂

Cinzia Di Mauro, autrice catanese di una trilogia di fantascienza Genius (finalista Urania e Delos) Ledizioni Milano, di un noir umoristico La storia vera di un killer nano (segnalato al Premio Calvino), di una fantascienza orwelliana Finisterrae di prossima uscita con Delos Digital, di un thriller sull’alta finanza Paso doble (in concorso per Gialli Mondadori), di I love Meteorite, romanzo grottesco su una famiglia e un mondo distopico, e di Pangolino mon amour!, tragicomico racconto dell’epoca covid, di prossima uscita con la Allaround Roma.
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