Murales della Legalità a Paternò: l’intervista esclusiva con gli artisti Ligama, Ruce e Abramo

Murales della Legalità a Paternò: l’intervista esclusiva con gli artisti Ligama, Ruce e Abramo

SICILIA – All’incirca un paio di mesi fa, per l’esattezza il primo ottobre, si è tenuta una conferenza stampa a Palermo, con il Presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno, che ha illustrato i progetti e le iniziative in programma sul territorio siciliano. Tra questi, uno di grande spessore e importanza, è quello della Street Art, che coinvolgerà tutte le nove province dell’Isola, partendo da Paternò (CT).

Street Art Paternò

Il piano vedrà numerosi artisti, sia regionali che internazionali, all’opera. Infatti, quest’ultimi potranno esprimere pienamente la cosiddetta “arte di strada“, lasciando impressi sui muri i propri lavori, dedicati a quei personaggi che nel tempo hanno contrastato la mafia.

Gli artisti

Nei giorni successivi sono prontamente iniziati gli interventi di rigenerazione urbana per la realizzazione delle opere, scegliendo l’iconografia di alcuni dei personaggi di spicco che si sono distinti maggiormente nella battaglia contro la criminalità organizzata. A dipingere per primi i murales, sono stati Salvo Ligama, Alberto Ruce e Chiara Abramo.

Le iniziative, fortemente volute dalla Fondazione Federico II, sottolineano l’impegno nella lotta alla mafia, insieme alla necessità di costruire nuove identità e mentalità nei vari comuni, soprattutto per i giovani. Un mese fa, precisamente venerdì 8 novembre, si è svolta l’inaugurazione dei tre murales di Paternò, in provincia di Catania.

I tre murales

Le opere rientrano nell’ambito del progetto “Le strade da Seguire…“, dipinte su tre facciate di edilizia popolare, in via Massa Carrara, a pochi metri dall’ospedale. La prima, creata da Salvo Ligama, è intitolata “L’Ulivo Bianco, Piersanti Mattarella“, infatti vengono raffigurati dei ramoscelli d’ulivo accanto al volto di Mattarella. La seconda si chiama “Legalità“, prodotta da Alberto Ruce, e rappresenta una donna bendata che simboleggia la giustizia. La terza e ultima invece, da titolo “Quale futuro lasciamo ai nostri figli“, realizzata da Chiara Abramo, vi è un ragazzino che custodisce tra le mani un cuore anatomico fatto di terra, da cui crescono il fico d’india, che fa pensare alla Sicilia piena di risorse e, al tempo stesso difficoltà, e il ficus che viceversa rimanda all’albero Falcone.

L’intervista di Ligama, Ruce e Abramo

Di seguito, l’intervista esclusiva dei tre artisti dei Murales della Legalità di Paternò, ovvero Chiara Abramo, Alberto Ruce e Salvo Ligama.

  • Com’è nata l’idea di questo progetto di Street Art a Paternò?

L’idea nasce dalla necessità – afferma Chiara Abramodi comprendere le dinamiche del territorio. Su suggerimento della Fondazione Federico II, si è scelto di riflettere sul tema della legalità, applicata al territorio di Paternò“.

Sono stato contattato dalla Fondazione Federico II – dichiara Alberto Ruce – per realizzare un’opera murales a Paternò, e mi è stata proposta questo facciata per la composizione”.

È una grandiosa idea della Fondazione Federico II. Io sono stato chiamato – spiega Salvo Ligamaper aprire questo ambizioso progetto che vedrà la realizzazione di 21 murales in varie zone dell’Isola“.

  • La scelta di questo disegno specifico da cos’è scaturita?

È scaturito dalla riflessione di non voler monumentalizzare un evento/soggetto mafioso, piuttosto porre un interrogativo sul tema tramite un messaggio positivo. L’attività mafiosa sul territorio – sostiene Abramograva principalmente sull’attività agricola ed è per questo che il ragazzo rappresentato tiene in mano un cuore anatomico fatto di terra su cui cresce il ficodindia (pianta che ben rappresenta le nostre infinite risorse e le difficoltà) e il ficus che rimanda all’albero dedicato a Falcone. La matita in tasca è la libertà di espressione e l’importanza di coltivare memoria e conoscenza.

Una donna bendata simboleggia la giustizia, guidata da un falco, rappresentazione della natura e di chi ci osserva dall’alto. Riusciremo mai a interpretarne il volo? La modella che ho dipinto – sottolinea Ruce è una ragazza siciliana, così come il falco, entrambi ripresi durante un servizio fotografico che ho curato personalmente sulle pendici dell’Etna, insieme al mio amico fotografo Andrea Paternò. La maggior parte delle volte, lavoro con modelli reali, in particolare persone e storie che conosco e a cui tengo. Preferisco il tangibile al digitale, cercando di stabilire una connessione autentica tra me e il soggetto“.

Dal ritrovamento della foto di riferimento – racconta Ligamache mi ha colpito come un pugno, per il suo sguardo, così deciso, così fiero, quasi annoiato in una posa pasoliniana. Sembra guardare in faccia il suo assassino e dire… è ora?”

  • Cosa rappresenta simbolicamente per te? Qual è il significato?

Il significato si riflette nel titolo “quale futuro lasciamo ai nostri figli?”, un interrogativo – prosegue Abramoin cui convergono i concetti di legalità, cura e futuro“.

Ho creato questo murale in Sicilia, la mia terra natale, da cui sono partito qualche tempo fa per trasferirmi in Francia o in altri posti del mondo. Sebbene ci siano molte mie opere sparse per la Sicilia, questo murale – continua Rucesegna il primo pezzo su larga scala che ho realizzato su quest’Isola, un’Isola piena di contrasti, traboccante di bellezza ma anche rovinata dall’incuria. Lascio la mia terra natale con un pizzico di tristezza, ma questa volta con la confortante consapevolezza di aver contribuito alla sua bellezza e di aver lasciato una traccia del mio passaggio“.

Il significato – spiega Ligamarisiede nel titolo dell’opera. All’ombra di un ulivo non provo paura. Guardo negli occhi il mio assassino e mi annoio. L’ulivo bianco, Piersanti Mattarella (1935-1980). In memoria dell’omicidio del Presidente della Regione avvenuto il 6 Gennaio 1980“.

  • Puoi ritenerti soddisfatta/o del risultato finale ottenuto?

La soddisfazione non è tanto il risultato del prodotto, quanto l’esperienza collettiva – racconta Chiara Abramoche si è generata con questo lavoro, quindi sì, mi ritengo soddisfatta“.

In parte sì e in parte no, certe volte il mio stile, velato, trasparente, non viene capito, l’opera non è immediatamente visibile – spiega Alberto Ruceperché vuole invitare lo spettatore ad applicarsi nel guardarla ed interrogarsi, ecco questa mia particolare tecnica pittorica, crea confusione e scontento. Ma l’essenza stessa dell’arte consiste in questo“.

Molto, soprattutto perché – chiarisce Salvo Ligamanon sono solito alla ritrattistica e inoltre perché la pressione mediatica era molta considerando che all’inaugurazione è stata presente la famiglia Mattarella, oltre al prestigio di una commissione della Fondazione Federico II, che a mio avviso è l’organo culturale più importante della Sicilia“.

  • La zona stabilita per la realizzazione è stata determinante?

La zona è stata certamente determinante. Un qualunque intervento di arte urbana – evidenzia Abramodeve prima di tutto considerare il luogo e la comunità di persone che lo abita. In questo caso l’opera, di fronte l’ospedale, esprime anche il senso di cura che dobbiamo avere per il mondo“.

Di solito sì, ma direi invece che in questo caso – afferma Ruceessendo l’opera di fronte all’ospedale, e il dipinto si posa sul muro di abitazioni popolari, ho lavorato con lo spirito di donare della bellezza a questo luogo. Di dare speranza, e raccontare una storia in relazione con il territorio“.

  • Che cosa vorresti trasmettere/suscitare nelle persone che guardano quest’opera di Street Art a Paternò?

È un invito a scegliere di vivere secondo i principi della legalità e ad impegnarsi – dichiara Abramoper garantire un futuro migliore alle nuove generazioni. Serve a far riflettere, per dare uno spunto“.

Lo sguardo del presidente secondo me dice tutto!“. – Sostiene Ligama.

  • È stato un lavoro di collaborazione/sinergia, sicuramente una bellissima esperienza, ma alla fine del percorso si è creato un bel rapporto anche tra di voi?

Ci conoscevamo già, tra di noi c’è una grande stima. Abbiamo lavorato su tre opere diverse, ma non sono mancati i momenti di condivisione sempre importanti“. – Conclude Chiara Abramo.