Da rat ad art – il caso Banksy

Da rat ad art – il caso Banksy

CATANIA – Oggi si chiude al GAM di Catania la mostra su Banksy e, come spesso mi accade per impegni o ignavia, approfitto di una ballade cittadina, perché ora o mai più. 

Visitare un’esposizione di Banksy è sempre un po’ paradossale, in quanto sono obbligata a compiere il passo ideologicamente inverso rispetto a ciò che questo artista di strada desidererebbe, cioè riconsegnare l’arte al popolo, sottraendosi alle gallerie, ai musei che l’hanno imborghesita, incorniciata e mercificata, resa un bene di consumo come un altro. E io stessa non riesco ad evitare di chiedermi, invidiando la sua scelta di libertà iniziale, la sua ribellione culturale, come faccia a vivere il dissidio interiore di far arricchire alcune società private che “confezionano” e “inscatolano” anche le sue opere. Operazione non semplice, tra l’altro, considerando che, come per gli affreschi, sono stati asportati muri interi.

Comunque, da rat ad art il passo è sempre stato brevissimo. Banksy ha, infatti, rappresentato se stesso e l’artista di strada come un ratto (rat è anagramma di art) in quanto ai margini della società, esclusi dal gran mondo, vituperati, alla stregua di piccoli delinquenti comuni (di steinbeckiana memoria). Di qui la rappresentazione di un ratto con un pennello in mano o con un cartello “Get out while you can” e il simbolo della pace al collo (“Scappa finché puoi”) invito a non cadere nella spirale imperialista che domina la Terra.

Fra le tante opere che condannano il consumismo vi è una parodia del celebre “Campbell’s Soup Can” di Warhol, qui invece diventato un manifesto contro la Tesco, una marca di ipermercati finita sotto la sua lente per lo sfruttamento dei suoi dipendenti. O ancora un Cristo in croce si dissolve (e muore) per sacchetti di acquisti natalizi, a rappresentare una festa religiosa ormai solo di spese smodate.

La sua voce è ribelle, sì è vero, ma di una forza non violenta, gandhiana potrei definirla, come nell’immagine di un black block che, anziché lanciare molotov o sanpietrini, ha in mano un bouquet di fiori.

Tutte visioni quanto mai condivisibili in una società depauperata di valori, in cui primeggiano gli odi privati e gli egoismi pubblici. 

Buone riflessioni 🙂 

Cinzia Di Mauro, autrice catanese di una trilogia di fantascienza Genius (finalista Urania e Delos) Ledizioni Milano,  di un noir umoristico La storia vera di un killer nano (segnalato al Premio Calvino e scelto dalla Nabu), di I love Meteorite, romanzo grottesco su una famiglia e un mondo distopico, di “Paso doble”, un thriller sull’alta finanza in concorso per Giallo Mondadori e Giallo Festival, di “Finisterrae” di fantascienza orwelliana al vaglio della Delos e di “Pangolino mon amour!” di prossima pubblicazione per la Allaround di Roma. 

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