Aldo Naro ucciso in discoteca a Palermo: “Più di uno il colpo letale”

Aldo Naro ucciso in discoteca a Palermo: “Più di uno il colpo letale”

PALERMO – Si sta svolgendo a Palermo il processo per l’omicidio di Aldo Naro, il giovane medico ucciso nella discoteca Goa nel 2015.

Ucciso con più di un colpo

I consulenti medici nominati dai familiari della vittima si sono espressi così in aula, rispondendo alle domande degli avvocati Salvatore e Antonino Falzone: “Le emorragie cerebrali riscontrate sul cadavere di Aldo Naro erano molteplici, gravi, profonde e coinvolgevano tutto l’encefalo. Una tale lesività non può essere spiegata con un solo colpo, come invece sostenuto dal professore Paolo Procaccianti per conto della procura“.

Le lesioni riportate

Il giovane aveva riportato la rottura del setto nasale e della prima vertebra cervicale, lesioni “della regione antero laterale destra e sinistra del collo“, lesioni “alla base del collo a dieci centimetri dal lobo dell’orecchio“, un trauma toracico e, per concludere, una “lesione sul labbro inferiore, contusioni al gomito, ai polsi e al dorso della mano destra”.

Secondo i dottori Giuseppe Ragazzi, Salvatore Cicero e Giovanni Bartoloni queste lesioni erano già visibili quando il giorno dopo l’omicidio fu effettuata l’ispezione cadaverica.



Non un unico colpo mortale

Il prof. Bartoloni ha spiegato inoltre che “i danni riportati da Aldo Naro sono stati sia diretti che indiretti. Le lesioni hanno interessato tutti i lobi frontali, temporali, occipitali, nonché quello del cervelletto e dell’area bulbo pontina. Per questo i colpi letali inferti al capo di Naro sono stati multiplie ripetuti“.

Non sarebbe valida la tesi di un unico colpo mortale, secondo i consulenti di parte civile, anche perché “i danni riportati sono posti su diversi piani nello spazio” e sono il risultato “di diverse linee di forza effettuate su varie regioni cerebrali“.

I consulenti si sono associati alle conclusioni a cui erano giunti i periti che hanno effettuato la seconda autopsia a seguito della esumazione del cadavere e la Tac 3D virtopsy.

Gli avvocati hanno interrogato l’ingegnere Stefano Amico che ha analizzato le immagini della videosorveglianza di quella notte, il video girato dal videomaker Cascio e il materiale video fotografico presente nei telefoni cellulari sequestrati ai presenti.