QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.
Come ben sappiamo, la giornata del 6 maggio di quest’anno è stata teatro di uno sciopero da parte di molti giornalisti della Rai; lo scopo: rivendicare e denunciare alcune problematiche, come il sistema di assunzione che punta a far firmare sempre meno contratti stabili e predilige le chiamate dirette a reporter che lavorano da privato( le cosiddette chiamate a partita Iva), aumentando il numero dei precari a danno dei fissi a cui non viene data stabilità.
Oppure le mancate sostituzioni dei lavoratori che vanno in pensione o in maternità con la conseguenza che tutto il lavoro grava sui membri rimasti. E ancora la difesa dell’ autonomia del servizio pubblico radiotelevisivo, sempre più annullata dalle invasive censure spesso inappropriate da parte della politica.
Secondo il presidente Fnsi le limitazioni si estendono anche ai cittadini, poiché “ esiste un attacco ai diritti costituzionali”: il 23 febbraio di quest’anno a Catania, Pisa e Firenze sono stati manganellati moltissimi ragazzi partecipanti ad un corteo di protesta contro l’orrore di Gaza; tra gli studenti 18 sono feriti, di cui 10 minorenni.
Non facevano del male a nessuno, eppure le autorità hanno usato violenza contro di loro. Quello di manifestare è un diritto, ma se la protesta viene repressa col sangue la società tenderà sempre di più a chiudersi in sé stessa per paura di esprimere la propria. Una comunità ove non è possibile il confronto a trecentosessanta gradi non può guardare lontano.
Un altro esempio lampante è rappresentato dal classico idealismo politico che vieta al giornalista di scrivere la notizia così com’è, omettendo per fini personali i fatti accaduti. Una realtà in cui non vi è libertà di parola per tutti, ma solo per chi sta ai piani alti, non conosce uguaglianza e non si deve assolutamente tacere ciò che va detto o sorvolare le situazioni nascondendole nel silenzio.
Gli scioperanti si battono per tutte queste ragioni, non solo per i loro diritti ma anche per quelli del popolo; 80% è la percentuale di giornalisti che hanno aderito all’iniziativa e che si sono messi in gioco al fine di garantire un’ informazione attendibile e completa su tutti i fronti e anche per reclamare i loro diritti inalienabili sul lavoro.
Quest’ ultimo punto interessa ovviamente una spessa gamma dell’umanità composta da tutti i lavoratori, i quali devono poter godere di determinate garanzie, come dei turni di lavoro consoni e non esagerati, uno stipendio coerente e fisso per i mestieri che lo richiedono e di essere messi in regola. Auspico che questo sciopero abbia fatto “rumore” e che sia stato monito di cambiamento, perchè per avere una società compatta ed efficiente bisogna venirsi incontro.
Rizzo Nicole 2^A Classico, Istituto Concetto Marchesi – Mascalucia (CT)
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