ACI CATENA – La Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, nell’ambito dell’attività investigativa svolta dai carabinieri della Stazione di Aci Catena a carico di un 42enne originario di Enna, indagato per maltrattamenti in famiglia, ha richiesto e ottenuto nei suoi confronti, da parte del G.I.P. del Tribunale di Catania, la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, eseguita dallo stesso Comando.
Minacce e insulti dal 2015
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio con l’indagato, hanno fatto luce sulle condotte messe in atto dall’indagato nei confronti della convivente, una 40enne del posto, sin dal dicembre 2015.
La decisione di denunciare
La vittima, sottoposta negli anni a un regime di vita vessatorio e umiliante, caratterizzato dalla denigrazione della sua persona e dal timore per la sua incolumità e per quella dei suoi figli, a fine gennaio scorso ha deciso di denunciare, riferendo ai carabinieri di Aci Catena di essere stata abitualmente vittima di insulti, minacce e violenze da parte del convivente. Quest’ultimo, in più occasioni, avrebbe addirittura minacciato sia lei sia la figlia maggiore del fatto che le avrebbe mandate a prostituirsi a Catania per portare i soldi a casa.
“Ti ammazzo se mi toccano i figli”
Data l’escalation delle violenze, la vittima si era convinta a denunciare e aveva anche deciso di contattare gli assistenti sociali. L’indagato, appresa la notizia, l’aveva minacciata dicendo: “Appena arrivo sfascio una casa: ti ammazzo se mi toccano i figli” e, infatti, rientrato nell’abitazione avrebbe rotto una sedia gettandola in terra. La donna, presagendo ben più gravi conseguenze, ha chiamato il 112 (Numero Unico di Emergenza). Tra le minacce dell’uomo: “Forza chiamali che oggi mi faccio attaccare“.
“L’ammazzo davanti a voi”
Neppure la presenza dei carabinieri di Aci Catena, intervenuti nell’abitazione della coppia, ha frenato l’insopprimibile tendenza dell’indagato al compiere azioni violente, perché, dinanzi ai militari avrebbe urlato : “Ora ve la dovete portare, altrimenti l’ammazzo davanti a voi altri, non vi preoccupate che io la pistola ce l’ho, portatevela che sennò la trovate morta stasera“.
L’episodio, insieme alle dichiarazioni della vittima ai militari, ha indotto l’autorità giudiziaria a ritenere che l’uomo andasse sottoposto a misura cautelare, mentre la vittima e i figli sono stati inseriti in una struttura protetta.