Dipende da noi

Dipende da noi

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

Negli ultimi decenni l’Intelligenza Artificiale (IA) si è affermata rivoluzionando molteplici aspetti della nostra quotidianità. Tuttavia, nonostante i suoi evidenti vantaggi, sorgono vari dubbi e interrogativi, tra cui il dibattuto quesito: “Può l’IA superare l’Uomo?”

Per rispondere a questa domanda, potremmo rispolverare il concetto di “alienazione” secondo il pensiero marxiano. Per Marx l’alienazione è la sensazione di separazione o estraneità che l’individuo prova nei confronti del proprio lavoro e della società, la cui conseguenza si misura in termini di automazione e dis-umanizzazione causata dal fatto che l’uomo diventa schiavo del lavoro e della macchina. Questo concetto, sebbene possa sembrare distante dall’IA, in realtà è più attinente e vicino di quel che si pensi.

Marx identificò molteplici fattori che contribuivano all’alienazione, tra cui la perdita di controllo del lavoro, la monotonia nel condurre tale attività e la mancanza di connessione con ciò che si produce. Applicando questi fattori all’IA, emerge un’interessante riflessione: la sostituzione del ruolo fisico dei lavoratori con l’IA renderebbe l’essere umano del tutto inutile. Ciò dimostra che l’IA ridurrebbe l’essere umano ad un elemento di un sistema complesso all’interno del quale egli non avrebbe più alcun impatto creativo nelle proprie attività; in questo modo l’uomo andrebbe incontro all’inevitabile perdita di connessione con la sua creatività. Infatti l’IA diventerebbe capace di compiere lavori creativi e pertanto non si riuscirebbe più a dare significato a ciò che l’uomo crea.

L’alienazione generata dall’IA, dunque, potrebbe condurre la società verso una vera e propria crisi d’identità. Le riflessioni esposte sono fondamentali per la ricerca di una possibile risposta alla domanda iniziale dove potremmo affermare che tutto dipende da noi, poichè tutto risiede nella nostra consapevolezza in quanto società civile. Se l’umanità riuscisse a comprendere i rischi connessi all’impiego errato dell’IA (come ho illustrato in precedenza) e decidesse invece di applicare l’inarrestabile progresso scientifico in maniera responsabile la risposta, ovviamente, sarebbe no.

L’IA non va demonizzata in sé stessa poiché a renderla negativa è l’uso che ne facciamo noi. Un esempio di questo ragionamento è l’energia atomica. Anch’essa fu una scoperta importantissima ma applicata in maniera errata. Allo stesso modo l’IA rappresenta una potente risorsa che può essere indirizzata verso obiettivi positivi o negativi, a seconda delle scelte e delle azioni dell’umanità.

Spero che le mie riflessioni possano instillare nei lettori la consapevolezza di una maggiore e profonda riflessione sul ruolo dell’IA nella nostra società, incoraggiando un approccio responsabile e consapevole al suo utilizzo.

 

 

Carmelo Guglielmino 4^L, Istituto Liceo “Artistico Mario Rapisardi” – Paternò (CT)

 

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