CATANIA – Ore 03,30 la Cattedrale è già piena, sono bastati pochi minuti affinché tutti i posti a sedere si riempissero, mentre i posti in piedi man mano si assottigliavano sempre più. Folla composta, ma che ugualmente è riuscita a trasmettere emozioni uniche, irripetibili se non in questo evento anch’esso unico, forse al mondo.
Ore 05,33 il momento più atteso, da un anno a questa parte, cominciava a prendere forma a concretizzarsi nelle urla, spesso smorzate dall’emozione, dei fedeli con il caratteristico: “Tutti devoti tutti, cittadini, Evviva Sant’Agata”, un urlo che diventa linguaggio unico, sicuro riferimento per le centinaia di fedeli presenti, a cui seguiva spesso uno scroscio di applausi.
Ci si sbraccia per essere tra i primi nel provare a scorgere Lei, un tappeto di cellulari provano a immortalare quel busto sacro, quel viso da ragazzina, ed ecco che “A Santuzza” si mostra al suo popolo, ai suoi fedeli, ai suoi devoti: bisogna esserci per comprendere ciò che le parole difficilmente riusciranno a descrivervi. Poi la funzione religiosa, officiata da Mons. Lugi Renna alla presenza delle autorità cittadine.
L’omelia di Mons. Luigi Renna
E durante l’omelia viene richiamata più volte la figura di Don Pino Puglisi in un ricercato parallelismo tra il sacrificio di Sant’Agata e il prete di Brancaccio ucciso dalla mafia il giorno del suo compleanno nel 1993.
“Il martirio di sant’Agata ci dice quanto un cristiano possa essere credibile: non è solo uno che parla, ma è uno che sa essere coerente e sa pagare persino con il dono della propria vita. La luce del martirio è quella che ha dato speranza ai cristiani e ha fatto dire loro: sì, è possibile essere credenti fino in fondo; se è stato possibile per una ragazza come Sant’Agata, è possibile per te, per me, per tutti. E la luce del martirio continua ancora oggi, ed è sempre come l’aurora in mezzo al buio: così trent’anni fa don Pino Puglisi, in terra di Sicilia”.
E ancora su questa figura si fa un riferimento anche alle parole del Santo Padre:
“Il Papa, ricordandoci del suo sacrificio, ha scritto ai vescovi siciliani queste parole: Vi esorto quindi a fare emergere la bellezza e la differenza del Vangelo, compiendo gesti e trovando linguaggi giusti per mostrare la tenerezza di Dio, la sua giustizia e la sua misericordia. Sono segni che il cristiano è chiamato a porre nella città degli uomini per illuminarla nella costruzione di una nuova umanità. Il Martire Don Pino possedeva una sapienza pratica e profonda al tempo stesso, infatti amava dire:
“Se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto”. (Lettera del santo Padre per i trent’anni del martirio di don Pino Puglisi, 1.8.23)”.
Poi un messaggio forte, così ci ha oramai abituato Mons. Renna, è stato rivolto alle famiglie e ai figli:
“E voi genitori, prendete mano nella mano i vostri figli come Gesù prese per mano la suocera di Pietro. Prendere per mano significa accompagnarli nella vita perché siano persone capaci di realizzarsi. Cosa dai a tuo figlio? Lo studio? Allora sarà libero un domani, perché non dovrà piegarsi né ad un imprenditore che lo sfrutta dandogli un salario di fame, né alla mafia che recluta i ragazzi più fragili per renderli uomini che non avranno mai un futuro dignitoso. Sarà libero di votare con la sua testa e di partecipare alla vita democratica senza ricatti. Cosa dai a tuo figlio? Una pistola che lo faccia sentire onnipotente?”.
In conclusione, un messaggio di speranza per la nostra città con: “La carità salverà Catania!” e una pregheria per la ragazza violentata qualche giorno fa a Villa Bellini, “nella speranza che Sant’Agata ci doni la cultura del rispetto”.
Le foto
Foto di Concetto Sciuto