CATANIA – La festività catanese di Sant’Agata è forse una delle ricorrenze religiose e popolari più emozionanti dell’intera tradizione della provincia siciliana. Dal 3 al 6 febbraio, la patrona della città, martire nel 251 d.C., incanta, coinvolge e attira un numero impressionante di fedeli, pronti ad onorarla e speranzosi di ricevere, se Lei lo desidera, una grazia o un semplice aiuto per la vita di tutti i giorni.
I festeggiamenti si aprono, come detto in precedenza, il 3 febbraio, con i fuochi in onore della Santa, un vero e proprio tripudio di colore e di magia.
Ma il momento più sacrale e toccante della festa è, senza ombra di dubbio, la Messa dell’Aurora, il primo vero contatto tra i devoti e Sant’Agata, celebrata durante le prime luci del giorno 4 febbraio, quando il suo busto viene, finalmente, portato fuori dalla stanza in cui è stato riposto e consegnato ai cittadini per compiere il rituale “giro esterno”.
Aspettando l’apertura della “cameretta” di Sant’Agata
Forti e intense emozioni alimentano gli animi di tutti i catanesi che, impazienti di dare il via alla processione, si recano alle 3,30 di notte davanti alle porte della cattedrale, aperta alla calca che invade le navate con il camice bianco, il cosiddetto “sacco”, e corre freneticamente verso il sacello della patrona.
È il momento di liberare la reliquia: giungono sul posto le alte autorità locali, custodi delle chiavi della struttura in cui Lei giace, pronte a mostrare solo il mezzobusto e lo scrigno dalla stessa camera in cui viene conservato. Ancora una breve attesa e i fedeli possono ammirare il volto di Sant’Agata, in tutta la sua bellezza e in tutto il suo lustro, mentre esce trionfalmente dal cancello in ferro battuto e si dirige, in una breve processione, verso la navata centrale e l’altare.
I fedeli intonano i canti e ha inizio la messa
Sono momenti scanditi dalle grida e dai canti popolari, che testimoniano l’entusiasmo e il coinvolgimento dei partecipanti. Impresso nella tradizione catanese è l’urlo rivolto a tutti i presenti, che diventa una tipica espressione di un contesto di estrema unione e devozione.
“Cittatini!
semu tutti divoti, tutti?
Cittatini, cittatini!
evviva sant’Àjita
cittatini!
Evviva sant’Àjita.
Tutti divoti, tutti?
Cittatini, cittatini!”
Sono le 6 del mattino. La Santa raggiunge l’altare e la messa può avere inizio, al cospetto delle autorità di Catania e dell’Arcivescovo. Viene intonato l’inno in suo onore.
” […] Tu che splendi in paradiso
Coronata di vittoria
O sant’Agata la gloria
Per noi prega, prega di lassù […]”
A conclusione del rito sacro, Sant’Agata viene portata al fercolo, salutata da un ulteriore spettacolo pirotecnico e accompagnata dalle cannalori, pronta per iniziare la sua processione per le vie principali della città.
Le parole del parroco e il significato della festa
Prima che la patrona varchi la soglia di ingresso, il parroco della Basilica Cattedrale rivolge il suo caloroso appello ai cittadini, affinché possano godere nel migliore dei modi della guida spirituale che la Santa ha rappresentato nel corso dei secoli.
Significative, a tal proposito, le parole con cui Mons. Renna ha definito la nostra Agata e il suo ruolo nella società e nel credo di tutti i giorni.
“Catania ha bisogno di uomini e donne che, come sant’ Agata, sappiano portare la croce delle loro responsabilità, che corrano il rischio di essere cristiani tutti i giorni e in tutti i luoghi di questa città. C’è tanta gente che porta la propria croce in silenzio e dignitosamente: sono i ‘santi della porta accanto’“.
Sono parole che spingono ad una profonda e sincera riflessione e che colorano di una sfumatura di forte attualità la figura di questa giovane donna che è stata, prima di essere la protettrice catanese, una donna dai valori saldi e ammirabili.
La festa di febbraio deve, dunque, essere osservata non solo sotto la prospettiva di una festività religiosa. Prima di tutto, è un momento di unione, di condivisione e di intima comprensione del ruolo che, ciascuno di noi, deve ricoprire nella società. È la più alta espressione della solidarietà tra cittadini e di quei valori di fratellanza che, purtroppo, sono carenti nella nostra comunità.
Sant’Agata fa dono a tutti i noi di quella spiritualità che ci rende non solo cristiani migliori, ma anche, e soprattutto, di quella umanità che ci rende persone migliori e più gentili nei confronti del nostro prossimo.
In conclusione, in attesa dell’arrivo di questa meravigliosa occasione, speriamo che, quest’anno, tutti noi possiamo comprendere a pieno il senso intrinseco di questa festa e il momento estremamente catartico rappresentato dalla Messa dell’Aurora.
Articolo a cura di Giulia Leone