CATANIA – U saccu, a scuzzitta, il cordone lungo la vita, i guanti bianchi e il fazzoletto. I devoti sono il simbolo della fede catanese e della festa di Sant’Agata.
Andiamo a scoprire le origini e la storia di questo culto secolare.
Una manifestazione di fede
Per molti essere devoto potrebbe significare solo scendere in piazza Duomo, guardare i fuochi e mangiare qualche dolce. Per altri invece è un giuramento d’amore, un sacrificio, una promessa alla patrona di Catania.
Suonano per le vie della città, le voci dal sapore di passione, di gioia, di devozione: “Semu tutti devoti tutti? Cittadini!”. I devoti vivono la festa come nessuno e non c’è cero troppo pesante o nottata troppo lunga che possa fermarli.
Le origini del sacco
I fedeli con la veste bianca accompagnano la Santa lungo il percorso cittadino nei giorni di festa. Il sacco è testimonianza di fede e devozione. Scopriamone storia e significato.
La tradizione popolare associa la scelta del saio bianco alla camicia da notte che i catanesi avrebbero indossato il 17 agosto del 1126, quando le reliquie di Sant’Agata tornarono a Catania da Costantinopoli.
Questa ipotesi, quasi romantica, trova però un’incongruenza storica. Infatti l’invenzione della camicia da notte risalirebbe ad un’epoca successiva al dodicesimo secolo.
Secondo un’altra scuola di pensiero, il sacco discenderebbe da un vero e proprio abito liturgico, il cosiddetto “sak”. Questo è un indumento fatto di stoffa ruvida, indossato dagli uomini di origine ebraica in occasione di lutti o penitenza.
Un’altra origine, forse la più sconosciuta, legherebbe Sant’Agata al culto della dea Iside, diffusosi in Italia durante l’età ellenistica. Il bianco del sacco ricorderebbe infatti, la tunica dei sacerdoti della Dea ed inoltre alcuni aspetti della festa di Sant’Agata sarebbero riconducibili alla celebrazione orientale.
Il significato dietro la veste
Secondo la tradizione liturgica, il sacco rimanda alla veste battesimale, ricordandone la purezza. La scuzzetta ricorda la cenere e indica l’ umiltà, mentre il cordone rimanda all’impegno a servizio dei fratelli.
I guanti servono per accostarsi con rispetto alla santità di Agata. Il fazzoletto infine è simbolo dell’acclamazione da rivolgere alla Santa Patrona.
Chi indossa il sacco solitamente lo fa per ringraziare la Santa, che sia per la nascita di un figlio desiderato, un obiettivo raggiunto o un’ avvenuta guarigione. C’è anche chi vivendo fuori Catania, scende in quei giorni magici, per rivivere quell’amore lontano ma mai spentosi.
I devoti portano dietro quelle nobili vesti: storie, cicatrici, ricordi e tanta, anzi, tantissima passione.