Sette arresti per tredici omicidi di mafia del ’90 nel Messinese – NOMI e VIDEO

Sette arresti per tredici omicidi di mafia del ’90 nel Messinese – NOMI e VIDEO

BARCELLONA POZZO DI GOTTO – Sono sette i soggetti finiti in carcere – di cui sei appartenenti o indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa barcellonese – a seguito di una operazione svolta dai carabinieri del Ros. Ad eseguire l’ordinanza disposta dal G.I.P. del Tribunale di Messina, sono stati anche i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Messina e del 12° Nucleo Elicotteri carabinieri di Catania.

I sette arrestati sono indagati di più delitti di omicidio premeditato aggravato del metodo mafioso, commesso al fine di agevolare le attività dell’associazione di stampo mafioso cosiddetta dei Barcellonesi. Quest’ultima è operante a Barcellona Pozzo di Gotto e sulla fascia tirrenica della Provincia di Messina.

Il provvedimento scaturisce dalle indagini avviate nel gennaio scorso dai carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale su delega della locale D.D.A.; l’attività investigativa ha consentito di accertare come gli arrestati – alcuni dei quali già condannati con sentenza definitiva per essere capi e promotori dell’associazione mafiosa dei Barcellonesi – abbiano preso parte, in qualità di mandanti o esecutori materiali, a diversi fatti di sangue. Gli episodi delittuosi sono stati commessi nell’ambito della cruenta guerra di mafia che ha afflitto negli anni novanta la Provincia di Messina.

Gli omicidi di mafia del ’90 nel Messinese

  • Omicidio di Angelo Ferro, avvenuto il 27 maggio del 1993 a Milazzo (ME);
  • duplice omicidio di Antonino Accetta e Giuseppe Pirri, rinvenuti cadaveri nel cimitero di Barcellona Pozzo di Gotto il 21 gennaio del 1992 e uccisi il giorno precedente;
  • omicidio di Carmelo Ingegneri, avvenuto l’11 luglio del 1992 a Barcellona Pozzo di Gotto;
  • omicidio di Francesco Longo, avvenuto la sera del 28 dicembre 1992 a Barcellona Pozzo di Gotto;
  • omicidio di Aurelio Anastasi, avvenuto il 4 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto;
  • omicidio (lupara bianca) di Giuseppe Italiano, avvenuto in epoca prossima al 24 febbraio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto;
  • omicidio (lupara bianca) di Giuseppe Porcino, avvenuto in epoca prossima al 18 marzo 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto (in corso attività di scavi per la ricerca dei resti della vittima da parte dei carabinieri del ROS e del Comando Provinciale dei vigili del fuoco);
  • attentato a colpi di arma da fuoco il 4 settembre 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto che causò la morte immediata di Sergio Raimondi, Giuseppe Martino e quella successiva di Giuseppe Geraci, avvenuta il 26 aprile 1994. Relativamente a tale fatto di sangue nel 2022 si è giunti alla condanna definitiva dell’ergastolo disposta nei confronti di uno degli Imputati quale uno degli esecutori materiali nell’ambito di altro procedimento;
  • omicidio di Giuseppe Abbate, avvenuto la sera del 16 febbraio 1998 a Barcellona Pozzo di Gotto;
  • omicidio di Fortunato Ficarra, avvenuto l’1 luglio 1998 a Santa Lucia del Mela (ME). Per tale delitto sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato nel 2022, in altro procedimento, altri cinque soggetti.

Le indagini grazie anche alle dichiarazioni del pentito Salvatore Micale

L’attività investigativa, avvalendosi anche delle recenti dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Salvatore Micale, già appartenente al sodalizio mafioso dei Barcellonesi, ha permesso di accertare che gli odierni indagati avrebbero nel complesso partecipato, con differenti ruoli, ai dieci agguati sopra elencati. Tutti sono stati eseguiti con le classiche metodologie mafiose utilizzando armi da fuoco e cogliendo di sorpresa le vittime, togliendo in totale la vita a tredici soggetti di età compresa tra i 21 e i 55 anni.

Nel corso delle indagini è inoltre emerso che taluni omicidi erano stati decretati dai vertici della famiglia mafiosa Barcellonese al fine di punire alcuni ragazzi poiché avrebbero commesso furti o spacciato sostanze stupefacenti senza aver ricevuto una preventiva autorizzazione da parte dell’associazione. Questi comportamenti sono considerati potenzialmente idonei a minare l’autorità dei vertici del sodalizio.

Si specifica che gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.

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