TRAPANI – “Marisa, mi raccontava, era stata coraggiosa“, ha scritto Selvaggia Lucarelli su Instagram, riferendosi a Marisa Leo, la 39enne uccisa nei giorni scorsi nel Trapanese dal suo ex compagno, Angelo Reina, di 42 anni.
“Aveva lasciato lui 20 giorni dopo la nascita della bimba. Lo aveva deciso consapevole del fatto che lui, fino a quel momento, avesse fatto di lei ciò che voleva. Sapeva di pagare un prezzo molto alto per quella decisione. Scriveva proprio ‘sto pagando’. E – continua Selvaggia Lucarelli – leggendo le cronache di questi giorni, so che ha continuato a pagare un prezzo altissimo“.
“Mi aveva scritto parlandomi della sua storia tormentata”
“Ci ho pensato un paio di giorni prima di scrivere questo post. In realtà volevo dire delle cose, ma anche rispettare la morte di questa donna stupenda e ormai, nel marasma dei pensierini che affollano le bacheche di tutti, mi sembra sempre di partecipare a un banchetto, più che di aggiungere qualcosa alla discussione. In questo caso poi è ancora più difficile perché Marisa, due anni fa, dopo un podcast mi aveva scritto parlandomi della sua storia tormentata. Non condividerò il messaggio, che alla luce dell’accaduto è straziante. Non serve“, aggiunge.
“Minacce, paura, inseguimenti, pedinamenti – aggiunge riferendosi alla storia della vittima – eppure non è tornata sui suoi passi. Ha ritirato la denuncia, è vero, ma non sarebbe cambiato nulla. Lui non si era mai fermato e nulla l’avrebbe fermato, se non – forse – una reazione tempestiva da parte della legge. L’idea che un uomo che ti insegue in auto o ti minaccia di morte resti libero di continuare a farlo, non può far sentire al sicuro nessuna. Anzi, dopo una denuncia, può far sentire ancora più insicura, perché in lui subentra il rancore per il gesto di sfida e il desiderio di vendetta“.
“Non ha sbagliato”
“Non a caso – prosegue Selvaggia Lucarelli – molte donne vengono uccise alla vigilia del processo. Paradossalmente, le denunce, se non seguite da un’attenta rete di protezione da parte della legge, possono diventare un ulteriore movente“.
“Tutto questo per dire che Marisa non aveva fatto alcun passo indietro e che in realtà aveva smesso di subire. Non voleva neppure far scontare a sua figlia le conseguenze di quella (ex) relazione malata, anzi. Aveva ritirato la denuncia proprio per la bambina, perché non avesse un padre condannato. Sperava, semplicemente, che quell’uomo fosse capace di amare almeno come padre. Marisa gli ha dato una possibilità e non come compagno, ma come essere umano. Non ha sbagliato. Era solo una donna giusta e generosa“, conclude.