“Mi state portando alla morte”, lo sfogo della ragazza violentata a Palermo

“Mi state portando alla morte”, lo sfogo della ragazza violentata a Palermo

PALERMO –Sono stanca, mi state portando alla morte“, ha detto in un altro sfogo sui social la ragazza di 19 anni vittima dello stupro di Palermo.

Io stessa anche senza questi commenti non ce la faccio piùNon ho voglia di lottare né per me né per gli altri. Non posso aiutare nessuno se sto così“. Ha detto così la vittima su Instagram, in risposta a un commento in cui la si accusa di essere stata consenziente di fronte al rapporto con i sette giovani.

Non serve a nulla continuare, pensavo di farcela ma non è così. Se riesco a farla finita, porterò tutti quelli che volevano aiutarmi sempre nel mio cuore“, ha concluso.

Stupro di Palermo, parla la 19enne: “Sono stanca di essere criticata per i miei video

Nei giorni precedenti la 19enne si era già sfogata sui social: “Sinceramente sono stanca di essere educata, quindi ve lo dico in francese: mi avete rotto con cose del tipo ‘ah ma fa i video su Tik Tok con delle canzoni oscene’, ‘è normale che poi le succede questo’, oppure ‘ma certo per come si veste‘”.

Sono queste le affermazioni della 19enne palermitana stuprata a Palermo al Foro Italico a luglio. Per la prima volta si è sfogata sui social qualche giorno fa circa le critiche ricevute per i contenuti pubblicati su TikTok.



Me ne dovrei fregare – continua – ma non lo dico per me, di non sparare s… più che altro se andate a scrivere cose del genere a ragazze a cui succedono cose come me e fanno post come me potrebbero ammazzarsi. Sapete che significa suicidio? Purtroppo per voi mi ci asciugo il c… con sti commenti inutili perché sennò avrei già tolto i Tik Tok quando la notizia è saltata fuori perché già sapevo che qualcuno avrebbe fatto lo scaltro a dire s…, ma io rimango me stessa“.

Tra difese e polemiche

C’è chi la difende a spada tratta, dicendo che non c’è ragione alcuna per “giustificare” una simile brutalità.

Non è un’escamotage indossare una minigonna, l’abbigliamento succinto, né i video condivisi sui social. La libertà di espressione viene prima di ogni cosa, oltre al rispetto della dignità. Al “no” della giovane vittima, il branco doveva fermarsi. Anzi, non doveva neppure iniziare o pensare di violentarla.

Nel frattempo, c’è chi ha preso la palla al balzo criticando la ragazza e accusandola di essersi quasi meritata la violenza.

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