MOTTA SANT’ANASTASIA – Grande partecipazione, devozione e momenti intensi di preghiera in occasione della festa della Patrona di Motta Sant’Anastasia (Catania) che si celebra ogni quattro anni.
“Festa ranni” per la patrona Sant’Anastasia
La storia
Anastasia, nobile romana, crebbe in una famiglia di pagani fino a quando la madre, Fausta, dietro suggerimento del maestro spirituale Crisogono, si convertì al cristianesimo, e con lei anche la figlia.
Rimasta Vergine nonostante data in sposa al capitano romano Publio, nominato per ordine di Diocleziano ambasciatore presso il re di Persia, ordinò partendo di privare Anastasia di qualsiasi cosa affinché morisse. Ma a morire fu proprio lui, e la giovane vergine venne liberata.
Fatta prigioniera poi a Tassalonica, dove si recò per portare conforto ai prigionieri durante la persecuzione dei cristiani, Anastasia visse un lungo periodo di sofferenze, che la portarono fino alla morte avvenuta il 25 dicembre del 304 nell’isola di Palmaria, su un rogo.
Tutto ciò le venne procurato dalla malvagità del prefetto Floro dell’Illirico che cercò invano di corromperla, infatti, fonti ortodosse ci riferiscono invece che Anastasia morì nel 304 su un rogo a Sirmio nell’Illirico.
Si narra che, dopo più di mille anni, Don Giuseppe, un monaco mottese, trovandosi a Roma per ricevere la benedizione dal Papa Gregorio XII, chiese di poter avere una reliquia di Sant’Anastasia.
Ottenne, dopo tante suppliche, un pezzettino d’osso di un avambraccio. Durante il viaggio di ritorno a Motta il monaco, arrivato al torrente Mendola, fu obbligato a fermarsi perché il cavallo non si muoveva più, contemporaneamente le campane della Chiesa Madre si misero a suonare. A questo punto il cavallo si mosse, le campane continuarono a suonare a stormo. Era l’agosto del 1408.
Ma non è certamente quella la stessa reliquia che viene venerata oggi a Motta Sant’Anastasia. Infatti, messa in dubbio l’autenticità della “vecchia”, nel 1703 viene donata “ufficialmente” alla Chiesa di Motta una “nuova” reliquia, certificata, questa volta, e con l’autentica del sigillo di Papa Clemente XI.
La reliquia consiste in un frammento d’osso di gamba sistemato in un avambraccio d’argento ed è conservata nella Chiesa madre di Motta Sant’Anastasia.
La festa
Il Triduo 20-21-22 agosto i cerei dei tre rioni, sontuosamente adornati, percorrono le vie del paese
Dopo le celebrazione eucaristica alla presenza dei tre rioni avviene la benedizione della quartina e dei sai votivi In questi giorni si alternano momenti di festa gioiosa aspettando Sant’Anastasia a momenti di raccoglimento e processioni per il paese.
In piazza Umberto si esibiscono nelle tradizionali “ballate delle candelore”, l’aspetto più folkloristico della Candelora che è dato dal movimento ondeggiante impresso dai portatori quando viene sollevata e portata in giro accompagnate dai fuochi d’artificio, dal suono delle bande musicali e dallo schiamazzo dei ragazzi che sventolano alti i colori della propria appartenenza.
23 agosto “Aspettando Sant’Anastasia”
Fin dal mattino i corpi bandistici allieteranno il paese, in attesa della celebrazione eucaristica e l’ ostensione delle sante reliquie, che verranno in serata portate in processione accompagnate dalla lettura della sacra bibbia e della vita di Sant’Anastasia.
Dopo la messa della sera, la chiesa rimane aperta per l’intera notte accogliendo i devoti che faranno il viaggio devozionale.
24 agosto apertura della cameretta e a gran sorpresa l’intervento dell’ Arcivescovo di Catania
Segna la fine di una lunga attesa: alle ore 10, tra canti, applausi e acclamazioni, il simulacro di S. Anastasia viene prelevato dalla cameretta e traslato all’altare maggiore dove riceve l’offerta dei fiori da parte dei fedeli che non cessano di guardare a quel viso che rasserena, di rivolgere preghiere e ringraziamenti.
Quest’anno, forse per la prima volta nella storia della festa, l’Arcivescovo di Catania Monsignore Luigi Renna ha presenziato la funzione donando alla svelata un crocifisso.
Egli stesso ha dichiarato di aver notato che tra i simboli portati – palma e libro – mancava proprio la croce simbolo del martirio. L’oggetto, commissionato proprio dal Monsignore, è stato sapientemente lavorato da artigiani di Palermo.
Momenti di grande commozione ha suscitato nei fedeli anche il suo intervento che invitava i fedeli alla preghiera ed alla riflessione sull’educazione dei figli facendo dei chiari riferimenti al triste e doloroso episodio di violenza che proprio, a Palermo, nei giorni addietro è stato perpetuato da 7 ragazzi.
Dopo la messa del pomeriggio, alle ore 19,30 il simulacro viene inserito entro l’artistico fercolo ligneo che, preceduto dai cerei e dagli stendardi dei Rioni, avanza in solenne processione.
Centinaia e centinaia di fedeli attendono l’arrivo della processione in Piazza Umberto dove, dopo il messaggio del parroco, vengono eseguite le “cantate” dei rioni nel tradizionale ordine rione Maestri, rione vecchia Matrice e rione Panzera, tra la gioia e l’esultanza di tutti.
La processione riprende per via XX settembre e raggiunge piazza Principe di Piemonte dove viene riproposta la “cantata” del rione Vecchia Matrice.
In piazza duca d’Aosta la custodia del fercolo passa al rione Maestri che lo accompagna lungo tutta via V. Emanuele fermandosi all’altezza di via ten. Di Dio per l’esecuzione della “cantata”.
Dopo aver nuovamente percorso piazza Umberto e via Castello, la processione, accompagnata dal rione Vecchia Matrice, fa rientro in Chiesa Madre.
25 agosto la santa è salutata dal suono delle campane e dallo sparo di colpi a cannone
La messa della mattina è ossequiata in forma solenne dal Vescovo e vi prendono parte le autorità civili e i Rioni che offrono i frutti della terra e del proprio lavoro.
Nel pomeriggio la sfilata storico-folcloristica percorre le vie principali del paese, mentre alle ore 19 viene celebrata l’ultima messa al termine della quale il simulacro di S. Anastasia viene nuovamente portato in processione.
In piazza Umberto è accolto dal rione Panzera che lo conduce lungo la parte bassa di via Vittorio Emanuele (“a petra sciddichenti”) e che, all’altezza della sede rionale ripropone la “cantata” alla Santa Patrona.
La processione percorre ancora via Vittorio Emanuele, via reg. Elena e via Garibaldi per poi tornare nuovamente in piazza Umberto: qui il fercolo è nuovamente prelevato dal rione Vecchia Matrice che lo accompagna fino in Chiesa.
Sono gli ultimi istanti della festa: il simulacro della Patrona viene prelevato dal fercolo e condotto all’interno della Chiesa Madre per essere riposto nella cameretta.
L’inno tradizionale ed un solo grido: Cittadini, Viva Sant’Anastasia! A conclusione arrivano i fuochi d’artificio.
Foto di repertorio