Il medico di medicina generale rappresenta il primo interlocutore delle coppie infertili. La condizione di infertilità rappresenta un grave disagio psichico che non sempre trova risposta adeguata, nonostante i progressi della procreazione medicalmente assistita. Si tratta di una situazione multiforme con aspetti clinici, culturali e sociali. Molti attori entrano in gioco tuttavia manca una figura unica di riferimento che si faccia realmente carico della coppia seguendo l’intero percorso. Ginecologi territoriali e medici di famiglia sono i coordinatori più adatti per iniziare il percorso di diagnosi e cura della coppia infertile.
Servono tuttavia linee di indirizzo condivise e comuni di comportamento per semplificare ed ottimizzare le varie fasi del processo. Coordinare ed integrare le attività consultoriali e la medicina generale consentirebbe risparmio di risorse e di tempi, con anticipazione diagnostica e netto vantaggio per le coppie ed il servizio sanitario.
La infertilità di coppia non consente di realizzare il progetto di procreazione, donando la vita ed allargando l’universo degli affetti personali. Il medico di famiglia deve produrre ogni utile sforzo per sostenere la coppia infertile, aiutandola e sostenendola nelle decisioni da prendere. Occorre sostegno per lo stress di coppia favorendo la elaborazione di strategie per gestire le criticità, tenendo conto della difficoltà a soddisfare il naturale desiderio di un figlio, agendo anche sulla famiglia generalmente coinvolta. Non può essere considerata indifferente l’ansia di attesa per i risultati del percorso di procreazione assistita iniziato da parte di persone che temono il fallimento del loro progetto comune.
Il medico di famiglia, di fiducia, deve essere di aiuto in tal senso fin dall’inizio, verificando nella coppia gli stili di vita, l’uso di farmaci nocivi o l’abuso di sostanze. Le barriere psicologiche su tali questioni vanno abolite, il medico di medicina generale deve occuparsi della coppia infertile prendendosi carico dei problemi, per poi condividerne la gestione con lo specialista territoriale ed ospedaliero, considerando anche il ruolo non indifferente giocato dalla famiglia e dalla comunità.
La medicina generale si dovrà occupare di anamnesi, esame obiettivo ed esami di primo livello, spermiogramma compreso. Per quanto concerne l’anamnesi, la stessa consente di avere indicazioni sulle condizioni di fertilità di ascendenti e congiunti, con ricerca delle malattie causa di infertilità. Importanza naturalmente va data alla anamnesi fisiologica sulla pubertà, stili di vita, fisiologia urogenitale, lavoro, farmaci, esposizione a sostanze tossiche, precedenti figli anche con partner diverso, possibile esposizione a radiazioni o steroidi anabolizzanti.
Si devono anche ricercare eventi patologici pregressi che possano avere influenzato la fertilità come il criptorchidismo, il varicocele, interventi chirurgici inguinoscrotali, pelvici, eventuali presenze di malattie endocrine, metaboliche, genetiche, flogosi urogenitali, patologie dei testicoli, traumi dello scroto, chemio e radioterapia per neoplasie.
L’Esame Obiettivo è importante specie se fatto precocemente in età adolescenziale, guardando principalmente la distribuzione dei peli, lo sviluppo muscolo scheletrico, la eventuale presenza di ginecomastia, di segni di anomalie endocrine e genetiche o aspetti del comportamento e psicologici particolari.
Scarsa è la cultura nei medici del controllo dei genitali, ma nell’uomo la ispezione e la palpazione dei testicoli è utile per verificare il volume scrotale, la presenza ed il volume testicolare, le anomalie del pene, l’epididimo, la presenza di varicocele, l’ispezione dell’anello inguinale esterno. Va misurato anche il testicolo con metodi ecografici. Lo spermiogramma è fondamentale per lo studio della fertilità maschile, con esecuzione dello stesso a regola d’arte, ai fini di una corretta successiva valutazione.
Esperita questa prima fase si passa ad un livello diagnostico successivo. Occorre sapere che le cause di infertilità sono, in genere, equamente divise fra uomo e donna, circa il 40 per cento ciascuno, con un venti per cento di cause miste. Il primo livello specialistico da utilizzare per il percorso di cura è il consultorio, collegato da una parte col medico di famiglia e dall’altra con lo specialista ospedaliero.
La sequenza parte con il medico di medicina generale, prosegue con lo specialista territoriale fino a pervenire allo specialista ospedaliero, con lo scopo di giungere attraverso un percorso condiviso ad una accurata diagnosi ed una terapia personalizzata. Non può non evidenziarsi come i medici pediatri e di medicina generale, devono controllare i primi dieci anni di vita, verificando tutte le condizioni che sono in grado di danneggiare la capacità riproduttiva che nell’uomo sono il criptorchidismo, la orchite, la torsione del funicolo spermatico. In età prepuberale il varicocele ed i problemi ormonali, mentre dai 14 ai 20 anni le infezioni genitali, gli stili di vita, il comportamento alimentare specie nelle donne, le alterazioni ormonali.
Fra i 20 e i 40 anni controllare i disturbi della ovulazione, l’ovaio policistico, i fibromi. Occorre far conoscere alle persone la questione infertilità, tenendole informate ancor prima delle loro scelte di vita.
Il dialogo e la comunicazione come è noto sono alla base della umanizzazione della persona. Ascoltare la persona in difficoltà è già umanizzare, specie nei momenti più difficili della vita. L’abbassamento del tasso di natalità, che ci affligge, rappresenta un fenomeno, già in atto, preoccupante sia sul piano sociale che culturale ed economico. Essere presenti in difesa della vita col massimo rispetto della dignità ci consentirà di affrontare con energia la grande criticità dovuta alla attuale denatalità.
È comune opinione che si deve accompagnare la vita fin dal concepimento. Una coppia desidera un figlio in un periodo adatto, con una gravidanza normale, partorendo un figlio sano ed è questo che noi dobbiamo assecondare accompagnandola nel percorso scelto. La infertilità oggi non è un fenomeno trascurabile. Gli eventi negativi ed avversi vanno in tal senso prevenuti ed evitati, anche con semplici accorgimenti condivisi.
Si può preparare una culla per il futuro solo se si difende la fertilità, il concepimento e la gravidanza, accompagnando la scelta di vita della coppia. Arrestare il processo di denatalità si può fare, mettendo la fertilità al centro della politica sanitaria nazionale, sviluppando le dovute conoscenze ed informazioni per le persone, capovolgendo la corrente mentalità sulla procreazione medicalmente assistita. La diminuzione importante delle nascite sta mettendo a rischio nel nostro paese lo sviluppo e la evoluzione della società. Se guardiamo al nostro futuro occorre preparare un ricambio generazionale oggi messo in pericolo da questo grave fenomeno della diminuzione delle nascite. Il venti per cento delle coppie è obiettivamente in difficoltà, l’uomo oggi produce la metà di spermatozoi, mentre l’età del concepimento è più alta di circa dieci anni. Se continuiamo con questa tendenza presto avremo una popolazione in grande prevalenza anziana ed inattiva, con scarso numero di giovani in attività anche in considerazione della effettiva longevità per allungamento notevole della vita media.
Tale situazione in presente e in futuro inciderà sempre di più sulle risorse e sul welfare, per cui è indispensabile sviluppare la giusta informazione e le conoscenze per aumentare l’autonomia decisionale e la consapevolezza. Si devono, quindi, prevenire in ogni modo le cause di infertilità, proteggere quindi la fertilità ed anticipare la diagnosi e le cure adeguate per tutte le malattie dell’apparato riproduttivo, ripristinando la fertilità ove possibile in quanto la condizione di fertilità non è solo un problema della coppia, ma della intera organizzazione sociale. In tal senso ne deriva che la medicina generale e la pediatria di libera scelta devono veramente essere colonna portante della medicina di prossimità, al servizio della persona, della famiglia e della comunità. Creare i presupposti di conoscenza necessari per raggiungere quanto auspicato, senza ulteriore indugio, significa transitare dal dire al fare come l’urgenza dei tempi richiede.