CATANIA – I militari del Comando Provinciale di Catania hanno condotto una serie di attività ispettive con l’obiettivo di contrastare il lavoro “nero” e “irregolare” nel catanese. In particolare, i finanzieri della Compagnia di Paternò hanno effettuato otto interventi ispettivi in diverse località. I comuni interessati sono Belpasso – Valcorrente, Paternò, Bronte, S.M. di Licodia e Biancavilla, concentrando l’attenzione su imprenditori cinesi, giapponese e italiani.
L’esito delle ispezioni ha portato alla scoperta nel catanese di 35 soggetti impiegati in nero e 9 lavoratori irregolari. È stato rilevato che molti di questi lavoratori sono stati retribuiti in contanti. Tale procedura è in violazione delle disposizioni della Legge di Bilancio 2018, che richiede la tracciabilità delle retribuzioni dei lavoratori.
Lavoro nero nel Catanese: le sanzioni
Per le violazioni riscontrate, i militari della Guardia di Finanza hanno applicato sanzioni ammontanti a 270.500 euro. Inoltre, è stata accertata l’indebita percezione del beneficio del reddito di cittadinanza da parte di tre lavoratori “in nero”.
Il lavoro “nero” costituisce una seria minaccia per l’economia, poiché priva l’erario di risorse, danneggia gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e crea una competizione sleale con le imprese che operano in modo regolare.
Le attività commerciali controllate operavano nel settore del commercio all’ingrosso, in quello agricolo e in quello della ristorazione. Sono state segnalate all’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania con la proposta di sospensione dell’attività imprenditoriale. Questa misura è stata presa poiché si è superata la soglia del 10% del personale presente sul luogo di lavoro senza aver preventivamente comunicato l’instaurazione dei relativi rapporti d’impiego.