TRAPANI – Sequestro preventivo di circa 18mila litri di gasolio rinvenuti in 7 impianti di distribuzione stradale da Marsala ad Alcamo. I gestori sono stati denunciati per frode in commercio.
Si sono occupati del sequestro i funzionari dell’ufficio delle Dogane di Trapani e i militari della Guardia di Finanza.
Questi hanno verificato che circa il 40% del carburante negli impianti di distribuzione della provincia di Trapani, oltre i depositi privati e le autocisterne usate per il trasporto di prodotti energetici in impianti di distribuzione stradale, non era a norma per basso punto di infiammabilità, pronto per essere fornito agli automobilisti.
Operazione “Light Diesel”
In sostanza i gestori vendevano del gasolio con parametri non a norma. Così è scattata l’operazione “Light Diesel”.
Il carburante veniva diluito con altri prodotti per allungare il gasolio e ottenere maggiori guadagni.
Ma non è tutto: benché la norma tecnica UNI EN 590:2022 preveda un punto di infiammabilità del gasolio per autotrazione pari ad almeno 55 °C con la precipua finalità di minimizzare il rischio della formazione di miscele facilmente infiammabili, i chimici del Laboratorio mobile dell’ADM, nei sette casi sopracitati, hanno riscontrato punti di infiammabilità al di sotto di tale soglia e in alcune occasioni addirittura inferiori a 40 °C.
Danni per le casse erariali e per gli automobilisti
A tal proposito, la diminuzione di tale parametro, che nella pratica può avvenire per miscelazione abusiva del gasolio con sostanze estranee come solventi, carburanti avio, benzine e oli vegetali esausti, oltre ad arrecare danno alle casse erariali per mancata corresponsione delle imposte gravanti sui carburanti destinati all’uso autotrazione, crea delle condizioni di pericolosità connesse al loro impiego sia per gli utilizzatori finali che per gli stessi operatori del settore.
Tra l’altro, a beneficio degli utenti in totale buona fede si evidenzia che un carburante di scarsa qualità, pur non generando da subito anomalie di funzionamento delle autovetture, produce, nell’uso prolungato, effetti negativi sugli ingranaggi dei relativi motori, accrescendo le emissioni di gas di scarico oltre i normali limiti previsti dalle normative europee, a tutto danno, altresì, della salute pubblica e dell’ambiente.
Per di più, il cliente finale acquista inconsapevolmente tale prodotto a prezzo pieno, ovvero gravato da accise e IVA, in realtà non interamente versate allo Stato.