Omicidio Lorena Quaranta, chieste attenuanti per il fidanzato

Omicidio Lorena Quaranta, chieste attenuanti per il fidanzato

MESSINA – Nuovi sviluppi nel processo relativo all’omicidio di Lorena Quaranta, l’infermiera uccisa nel marzo 2020 a Furci Siculo (Messina). Il procuratore generale avrebbe chiesto delle “attenuanti generiche” per l’indagato, il fidanzato Antonio De Pace. L’uomo, di origine calabrese, è già stato condannato in primo grado all’ergastolo. Adesso la palla passa ai giudici che dovranno decidere se approvare o meno un’eventuale riduzione di pena.



La concessione delle attenuanti sarebbe opportuna, secondo i difensori del condannato, alla luce dell’assenza di episodi violenti pregressi. I suoi legali ritengono che l’omicidio di Lorena sia la conseguenza di un improvviso raptus. Non si potrebbe non considerare dunque la condizione di fragilità psicologica nell’uomo, a causa della pandemia. La prossima udienza si terrà il prossimo 28 giugno.

Omicidio Lorena Quaranta, condannato all’ergastolo Antonio De Pace

La Corte d’Assise di Messina si è pronunciata nel luglio scorso in merito al femminicidio di Lorena Quaranta, la giovane ragazza uccisa a Furci Siculo, nel Messinese: il ragazzo che viveva con lei, Antonio De Pace, è stato condannato all’ergastolo per la morte della ragazza.

Il 29enne sarebbe accusato di aver picchiato e tramortito la ragazza con oggetti contundenti fino poi a strangolarla. Inizialmente, come primo movente, si era ipotizzato ad uno stato d’ansia del giovane infermiere, che comunque non è mai stato messo a fuoco completamente.

I fatti sono avvenuti a fine marzo del 2020, in pieno lockdown, all’interno di un appartamento a Furci Siculo, dove i due si erano trasferiti per frequentare l’università a Messina.

De Pace, è stato condannato all’ergastolo, che comunque ha escluso l’imputata ferocia improvvisa e inspiegabile. Chi conosceva i giovani infatti ha dichiarato che la violenza sia stata premeditata, e che l’infermiere accusato era stato capace di intendere e di volere, quindi, era lucidamente consapevole dell’atto che compiva.