SICILIA – Il 15 maggio del 1946 nacque lo “Statuto della Regione Siciliana“, il quale venne promulgato per mezzo di un Regio Decreto legge di Umberto II, che poco dopo per merito del referendum sulla forma istituzionale dello Stato del 2 giugno dello stesso anno fra monarchia e repubblica (conclusosi col trionfo elettorale della repubblica), portò a essere la Sicilia una delle cinque regioni italiane della Repubblica Italiana a statuto speciale (le altre quattro sono Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia).
Un’isola con tradizione plurimillenaria di giurisprudenza
Fin dall’epoca delle colonizzazioni greche e o fenicio cartaginesi incominciate intorno entrambe all’VIII secolo a.C., la Sicilia vantò personaggi in tutti i campi di livello internazionale per l’epoca: ovviamente rientra anche la categoria dei nomoteti e o legislatori, che vide nei nomi più ricordati attualmente il catanese Caronda e il siracusano Diocle, secondo le fonti sulla scia di Zaleuco di Locri (la fonte principale su di essi è lo storico agirino Diodoro Siculo); di Caronda si sa che ha scritto molte norme, specialmente nel campo familiare, alla stregua dei predecessori greci Dracone e Licurgo; Diocle fu pure autore di numerose leggi scritte, tramandate di generazione in generazione a Siracusa.
La tradizione continuò sotto le varie forme di Regno di Sicilia nel corso dei secoli, i momenti più significativi sono: l’istituzione del Parlamento del Regno di Sicilia nel 1130 che, secondo buona parte degli esperti del settore, viene considerato uno dei più antichi se non il più vecchio al mondo, soppresso dopo i moti siciliani del ’48, dal 1947 s’istituì l’Assemblea regionale siciliana; le Costituzioni di Melfi del 1231 (in realtà l’origine è la Dieta di Messina del 1221) in epoca federiciana, che distinsero il regno nel campo economico e sociale dall’influenza del Sacro Romano Impero.
Molto più in avanti col tempo, nel 1812 fu ratificata la Costituzione siciliana: o statuto costituzionale siciliano quindi, sulla scia dei movimenti internazionali rivoluzionari (epoca dell’impero napoleonico), fu redatta in maniera similare alla Costituzione di Cadice e a quella inglese, plasmata sulle esigenze della popolazione siciliana dell’epoca; in realtà però i cambiamenti continui e repentini dell’epoca, non ne aiutarono l’utilizzo.
I 77 anni della Regione Siciliana
La Sicilia, in questi decenni, ha attraversato eventi e fenomeni di tutti i tipi: subito dopo la Seconda Guerra Mondiale il primo presidente della Regione fu il sancataldese Giuseppe Alessi nel 1947, che incominciò la lunga serie di presidenti democristiani, da ricordare il calatino Silvio Milazzo nel 1958 da cui deriva il celebre termine “Milazzismo“, Piersanti Mattarella vittima della Mafia nel 1980 e l’acese Rosario “Rino” Nicolosi durante la seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso.
Dal 1992 l’Ars ancora prima delle camere nazionali, approva la legge di suffragio universale dei sindaci e presidenti di provincia, proseguendo nel 2001, col suffragio universale per la carica di presidente della regione, con primo presidente eletto Salvatore “Totò” Cuffaro, fino all’ultima elezione del 2022.
L’isola in questi 77 anni ai propri cittadini ha dato tanti successi, soddisfazioni e risorse, come la cultura, le tradizioni e il turismo su tutte, ma al tempo stesso anche molte problematiche, come la minore produttività in molti settori rispetto altre zone del mondo, la disoccupazione e la criminalità, ovviamente contesti presenti ovunque nel mondo, ma che purtroppo spesso ne hanno frenato la crescita.
Il messaggio del presidente Schifani
“Care Siciliane e Cari Siciliani,
Settantasette anni di autonomia costituiscono un traguardo, ma soprattutto un impegno. Lo Statuto, promulgato il 15 maggio 1946, è la nostra Carta fondamentale e giunse dopo un lungo percorso di rivendicazione dell’autonomia del popolo siciliano. La nostra autonomia “speciale” mai è stata attuata fino in fondo, innescando negli anni numerosi confronti e contenziosi con lo Stato.
Oggi, come governo regionale, dobbiamo dare efficienza alla spesa, concentrandola su grandi investimenti, soprattutto nelle infrastrutture e nei collegamenti, affrontando, prima di tutto, il divario determinato dall’insularità; principio previsto dalla Costituzione come condizione che impone alla Repubblica di promuovere le misure necessarie a rimuoverne gli svantaggi. Una condizione che negli anni ha determinato ritardi nello sviluppo sociale ed economico della nostra terra, riducendo di fatto i nostri diritti rispetto ai cittadini del resto della Penisola.
Il regionalismo differenziato, il cui esame è già avviato dal Parlamento nazionale, impone di considerare i livelli essenziali delle prestazioni ed i doveri di solidarietà e su questo abbiamo chiesto ed ottenuto precisi impegni. Ma deve costituire per l’autonomia siciliana l’occasione per modernizzare le sue istituzioni, rendendole più efficienti e responsabili, per riformare le Province, riorganizzare la pubblica amministrazione, semplificando le procedure e snellendo la burocrazia, accrescere la qualità dei servizi.
Il divario tra Nord e Sud del Paese è aumentato. Ho riaffermato sul disegno di riforma del regionalismo che se si sono fatti passi in avanti rispetto al testo iniziale, che è stato modificato. Questo non significa che sia un’adesione definitiva, sia chiaro. Qualsiasi riforma non può essere penalizzante per la Sicilia e per il Sud. Vanno stabiliti i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che vanno garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, riguardano i diritti civili e sociali da tutelare per tutti i cittadini.
L’autonomia differenziata è una scommessa e io mi aspetto da parte dei nostri ministri un’attenzione forte, in particolare per la nostra Sicilia. Il Parlamento nazionale sul tema dell’insularità ha stanziato soltanto 10 milioni, troppo pochi. Non accetteremo che la prossima finanziaria renda evanescente questo principio costituzionale che la Sicilia ha conquistato con le altre isole e una quota dovrà essere destinata alla riduzione del costo dei trasporti, a partire dai voli.
L’appello che rivolgo è a tutte le componenti politiche, sindacali, sociali, culturali della nostra Regione, per lavorare, aprendo un confronto leale, e affrontare insieme le sfide. Ed insieme scrivere il futuro.
Viva la Sicilia!
Renato Schifani
Presidente della Regione”.