Formazione professionale, Assofor e Iform fanno chiarezza: “Le famiglie ci scelgono perché siamo migliori”

Formazione professionale, Assofor e Iform fanno chiarezza: “Le famiglie ci scelgono perché siamo migliori”

CATANIA –  “Facciamo chiarezza“. Assofor e Iform Confimpresa Italia intervengono con una nota dopo la notizia dello stato di agitazione dei dipendenti della formazione professionale in Sicilia proclamato da Ugl Sicilia insieme alla Federazione Nazionale Ugl Scuola a tutela e difesa dei loro diritti. Secondo l’Ugl infatti sono venute a mancare le condizioni di garanzia dei livelli occupazionali e di regolarità di pagamento degli emolumenti agli operatori della formazione professionale e chiede un confronto istituzionale.

Di diverso avviso è l’Associazione Organismi di Formazione che interviene sulla vicenda dando la propria lettura dei fatti prendendo le distanze dalle organizzazioni datoriali Federterziario Sicilia, Forma Sicilia, Cenfop Sicilia, Forma.Re., Asef, A.N.FO.P. Sicilia. “Si accreditano quali rappresentative degli operatori del settore dell’istruzione e formazione professionale siciliana, senza però palesare all’opinione pubblica dati a supporto, a partire, appunto, dalla loro reale rappresentatività, e nemmeno mettendo in campo idee che aiutino soprattutto chi ha il compito di governare e amministrare“.

Per Assofor e Iform Confimpresa Italia, a cui aderiscono anche istituzioni scolastiche accreditate, decine di enti e agenzie per il lavoro accreditati sia di piccole che di medie e grandi dimensioni, e che sono le prime Organizzazioni di rappresentanza e coordinamento datoriale in Sicilia e in Italia, secondo i dati pubblicati dal Ministero del lavoro e Politiche sociali, si tratta di un’azione mediatica che ha totalmente spostato l’attenzione su una sterile polemica che di certo non fa bene all’intero settore strategico della formazione risultando soltanto pretestuosa e priva di contenuti.

Sulla vicenda interviene anche il presidente di Euroform, ente associato ad Assofor, Totò Licata: “Le nostre scuole garantiscono qualità ed efficienza e per questo motivo veniamo scelti dalle famiglie per la formazione dei loro figli. Esiste la libera concorrenza e nel mercato libero prevale chi può dare maggiori garanzie oltre ad avere maggiori capacità competitive. Noi abbiamo investito nella realizzazione di nuovi spazi e in aule adeguate e consone allo svolgimento delle attività. Assolviamo a tutte le obbligazioni e non creiamo cortocircuito nel sistema“.

È dunque una questione di competitività e il cortocircuito è creato dalle realtà piccole, che nel tempo si sono sovradimensionate e adesso non riescono a farsi carico delle spese economiche chiedendo aiuto allo Stato. “Premesso che i finanziamenti sono proporzionati al numero di utenti che usufruiscono dei singoli percorsi, nessun tetto può essere posto alle singole istituzioni formative” è la risposta netta e senza giri di parole.

Le dichiarazioni di Assofor e Iform Confimpresa Italia

Falso e strumentale è affermare, innanzitutto, che in questa Regione d’Italia ci sia una pur lecita posizione dominante di una o più Istituzioni formative, essendo tutti i soggetti operanti e di maggiori dimensioni ben al di sotto delle soglie ipotizzate dalle norme a tutela della concorrenza, anche in una prospettiva futura, viste pure le difficoltà di contesto e il crescente calo demografico. E anche se così fosse, la normativa in vigore vieta l’abuso di tale ipotetica posizione. Le citate organizzazioni sono state puntualmente invitate a presentare e provare le proprie affermazioni presso le autorità preposte alla vigilanza in materia, senza alcun esito. Quello che, a questo punto, viene da pensare è proprio l’esatto opposto di quanto i citati “sbandieratori” vorrebbero farci credere, visto anche come da qualche tempo stanno agendo, in sodalizio. Costoro – precisano le due associazioni – dovrebbero sapere, infatti, che la posizione dominante si determina anche attraverso accordi di cartello tra più enti con quote di finanziamento apparentemente irrilevanti rispetto alle soglie ipotizzate, per cui, semmai, è da parte di costoro che potrebbe determinarsi un abuso di tale posizione. Sia pure in un momento di difficoltà complessiva della Regione, allorquando si devono avviare importanti azioni di programmazione, gestione, monitoraggio e rendicontazione, in post-pandemia, rimediare ad errori del passato, dotare la macchina amministrativa di risorse umane in quantità e competenza, tramite un’azione solidale e unita delle parti sociali, di concertazione con le istituzioni preposte, lascia basita la volontà di favorire divisioni e contrapposizioni, di indicare azioni lesive e limitative rivolte contro colleghi di altri Enti, per trarne un vantaggio per il proprio, chiedendo supporto alle Istituzioni, che sono e rimarranno – ne siamo certi – al di sopra di tutte le parti, a garanzie dei diritti e delle libertà fondamentali, quali sono la libera iniziativa economica, la concorrenza e il diritto di stabilimento”.

Secondo Assofor e Iform Confimprese Italia i finanziamenti sono e devono essere assegnati sulla base delle libere scelte degli utenti siciliani, in proporzione diretta alla numerosità degli iscritti e sulla base di unità di costo standard fissate dall’amministrazione, sulla scorta di criteri valutativi che premiano la qualità, la diversificazione, la capacità logistica, organizzativa e di inclusione del soggetto promotore. “Senza prevaricazioni e senza sbarramenti. Senza discriminazioni. Malcelata è l’approssimazione con cui vengono portate e argomentate certe affermazioni. L’incapacità di orientare in modo neutro e imparziale: allievi, famiglie, istituzioni, opinione pubblica. Questo è emblematico per coloro che si propongono il compito di educare, senza poi essere capaci per primi a dare il buon esempio” aggiungono le associazioni.

Su una cosa però sono tutti d’accordo. Istituire un tavolo di confronto del settore formazione professionale e politiche attive del lavoro, a tutela di tutti gli operatori del settore. Assofor e Iform Confimprese Italia si rivolge al Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, all’Assessore dell’Istruzione e della Formazione Professionale Girolamo Turano, all’Assessore della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro Nuccia Albano e al Presidente della V Commissione – Cultura, Formazione e Lavoro Fabrizio Ferrara, al fine di scongiurare un’altra stagione di ricorsi paralizzanti e la tenuta sociale dei servizi formativi e del lavoro privati che operano in stretta sinergia e collaborazione con i servizi pubblici.

“Proclamare lo stato di crisi è stato un errore”

Assofor e Iform Confimprese Italia fanno riferimento anche al carattere di onestà dovuto da chi opera nel settore: “In particolare, rispetto alle attività per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione, il rigore e l’onestà morale dovrebbero essere poste al massimo livello, perché è in gioco il futuro accrescimento di giovani minori, il loro successo formativo e lavorativo! Sbagliato, infine, è stato dichiarare lo stato di crisi di un comparto, a cui potrà corrispondere la mobilitazione dei lavoratori, se fatto per procurare pregiudizio a taluni soggetti, che si chiede di limitare con un tetto massimo alle attività espletabili pur avendo i relativi allievi (consapevolmente) iscritti anche in continuità, senza una valida ragione, ma solo per trarre un ingiusto vantaggio per sé stessi e/o un danno per gli altri. Pur avendo avuto esito negativo il ricorso da loro promosso”.

Infine le associazioni parlano di secondo fine: “Ovvero quello di avere abbuonati dallo Stato o dalla Regione contributi previdenziali figurativi oggi reclamati dall’INPS e non versati, in un momento storico in cui gli Enti firmarono accordi con il Sindacato per sospendere, ma far rimanere in organico il personale, consentendo così all’ente di mantenere l’accreditamento necessario a poter partecipare agli Avvisi pubblici e/o non perdere gli affidamenti già ricevuti. E che cosa può rappresentare quindi la dichiarazione dello stato di crisi se non la pericolosa ammissione degli enti rappresentati della propria impossibilità di adempiere alle obbligazioni verso i terzi, della carenza di solidità finanziaria o economica necessaria a fornire stabilità didattica e occupazionale, inclusa la capacità di proseguire commesse pubbliche o assumere nuovi finanziamenti? Questa improvvida uscita conferma, ancora una volta, che non tutti gli Enti sono uguali e, nonostante le difficoltà e i ritardi, c’è chi riesce ad affrontarle in modo manageriale e chi invece non riesce, commette errori grossolani e, nonostante ciò, pretende vantaggi, sconti e scorciatoie e si sente legittimato nel giudicare il lavoro altrui pretendendo addirittura di limitarne le attività. Al fine di affrontare queste e altre tematiche, quelle vere dei diversi problemi del settore“.