Calunnia e fughe di notizie, chiesta condanna per tre ufficiali dei carabinieri

Calunnia e fughe di notizie, chiesta condanna per tre ufficiali dei carabinieri

AGRIGENTO – Il procuratore facente funzioni Salvatore Vella e il pm Maria Barbara Grazia Cifalinò hanno richiesto la condanna del colonnello Vittorio Stingo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, insieme al capitano Augusto Petrocchi e al capitano Carmelo Caccetta. Sono accusati di aver falsamente accusato un collega a capo di un reparto Anticrimine del Ros di Palermo, con l’intento di farlo ingiustamente finire a processo.

Inoltre, avrebbero fatto trapelare informazioni riservate che avrebbero potuto pregiudicare un’indagine delicata a carico di un carabiniere.

Le richieste di condanna

La richiesta di condanna prevede un anno e sei mesi di reclusione per Stingo, che è anche accusato di calunnia nei confronti del collega Antonello Parasaliti, comandante del Ros di Palermo; otto mesi per Petrocchi e due mesi e venti giorni per Caccetta. Le pene richieste sono state ridotte di un terzo grazie al rito abbreviato.

Il processo riprenderà il prossimo 17 maggio con le arringhe difensive e terminerà (verosimilmente) sette giorni dopo, come stabilito dal Gup Micaela Raimondo.

Gli imputati sono accusati anche di aver mentito ai pm in occasione degli interrogatori con cui si difendevano dall’accusa di rivelazione di segreto di ufficio.

Dichiarazioni

La nomina a generale – ha detto Vellaè il collo di bottiglia di tutti gli ufficiali di accademia, come Stingo. Tutti nascono sottotenenti e tutti diventano colonnelli. Pochi diventano generali e continuano la carriera. Gli altri, la maggior parte si ferma a colonnello“.

Petrocchi avrebbe riferito a Caccetta e a un altro carabiniere le informazioni apprese da Stingo sempre per le stesse finalità ovvero far trasferire un collega. Il tutto, però, “prima che venisse arrestato o fosse nota la sua condizione di indagato“.

Anche nel caso di Petrocchi la finalità sarebbe stata la stessa: “Si tratta di un giovane ufficiale di Accademia al suo primo incarico che vuole evitare macchie“.

Infine Caccetta che mette in guardia un altro carabiniere dicendogli di fare attenzione ad Antonuccio, “da sempre chiacchierato ma mai inquisito“.