SICILIA – Ogni anno durante il periodo primaverile (periodo che convenzionalmente parte intorno al 20 marzo e termina il 2o giugno), esistono varie ricorrenze festive sia di natura religiosa (vacanze pasquali), che di natura laica (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno); entrambe le due tipologie sono accompagnate da un comune denominatore: i valori “solenni” che accompagnano la tradizione italiana. Da un lato i valori cristiani, che anche se l’Italia risulti uno stato laico, vive di una forte influenza millenaria da parte della cultura cattolica; dall’altro lato i perni della Costituzione in quanto il 25 aprile sta a significare la liberazione dell’Italia dal fascismo, il primo maggio la festa dei lavoratori (la festa in realtà è di natura internazionale, ma nel caso italiano è da menzionare l’articolo 1 della Costituzione che parla proprio di lavoro e le tante lotte per i diritti relativi ad esso) e il referendum del 2 giugno 1946, quando gli italiani scelsero la repubblica al posto della monarchia.
Soffermandosi sulle ricorrenze di origine laica e o costituzionale, tutte queste rappresentano fatidici momenti della storia italiana del Novecento, ma tutte quante provengono da lotte che siano di natura civile, o nel caso della Resistenza, anche per mezzo dell’uso della forza (ovviamente in difesa del territorio dagli occupanti) e che si sono rivelate tutt’altro che scontate.
La domanda che ci si pone è: le nuove e più giovani generazioni di italiani si pongono cosa possano significare tutte queste cose?
A primo impatto, è chiaro che non esista una risposta assoluta: ma è anche vero che gli eventi spartiacque di fine secolo riguardo il contesto italiano (caduta del Muro di Berlino, Tangentopoli, Stragi di vario genere, Trattato di Maastricht), hanno sicuramente inciso in un graduale declino di quelli che erano stati gli ideali e le celebrazioni, basti vedere che spesso a questi eventi primaverili viene associato un evento d’intrattenimento (gite di vario genere, mangiate o eventi artistico musicali e ludici), piuttosto che i grandi miraggi spesso e volentieri sfumati per il paese durante la storia recente.
Non bisogna dimenticare però, che una parte di popolazione, comunque organizza sempre qualsiasi cosa possa sensibilizzare questi temi, che siano scuole, associazioni o enti che si occupino di formare l’educazione civica dei giovani cittadini.
La domanda che resta anche qui è la seguente: è sufficiente tutto questo?
Probabilmente ogni contesto ed ogni situazione è figlia del suo tempo e di chi l’ha vissuta, quindi chi nasce successivamente non può capirne a pieno il valore, ma è imprescindibile la memoria storica e la sua tramandazione, divenendo ingiustificabile il suo non compimento.