CATANIA – Giorno 27 gennaio 2023, nella libreria Mondadori di piazza Roma, si è tenuta la presentazione del libro “La scapigliatura tra solitudine e trasgressione – Lo spazio di Dio in Tarchetti, Rovani e Dossi” scritto da Norma Viscusi, pianista, docente di musica, editorialista e saggista.
A conversare con l’autrice il professor Francesco Diego Tosto, docente di lettere dei licei e docente della facoltà teologica di Sicilia, “San Luca” di Catania, dove insegna Storia della Chiesa, Letteratura religiosa e Metodologia della ricerca scientifica. A presentare entrambi la professoressa Luisa Giacobbe, docente della scuola media “Maiorana” di Catania.
In un’atmosfera accogliente e interessata e, soprattutto, con un pubblico appartenente a diverse età, il professor Tosto ha magistralmente introdotto il libro, sottolineando come, con un taglio agile e molto ben documentato, l’autrice affronta la “questione religiosa” in tre autori scapigliati: Tarchetti, Rovani e Dossi.
Spiegando che lo sguardo nuovo, la nuova prospettiva dell’autrice risiedono nella sua visione del Movimento ottocentesco per certi aspetti inedita, meno spigolosa e controcorrente rispetto alla tradizionale lettura. Basti pensare che nei vari testi di letteratura, la Scapigliatura è stata spesso considerata come un movimento di nicchia che rifiutava la visione religiosa propria del Manzoni e che proclamava il ripudio nei confronti di ogni fede religiosa. Il professor Tosto, dall’alto della sua preparazione e con la chiarezza di chi è abituato a spiegare e a rendere accessibili concetti altrimenti ostici, ha spiegato le motivazioni che hanno portato alla nascita del libro, ma ha saputo soprattutto creare un’atmosfera di ascolto, di attesa e di pathos, foriera di aspettative attorno al libro di Norma Viscusi.
Aspettative che non sono andate deluse: l’autrice ha ammaliato i presenti con la narrazione vibrante e appassionata del suo testo, sottolineando come i tre autori non avessero prodotto una letteratura atea, materialista, miscredente, sovversiva e anticlericale, come sostenevano i critici del tempo, ma anzi si erano immersi nella temperie culturale permeata da una pregnante dialettica e da una intensa e manifesta voglia di infinito.
Norma Viscusi affronta la “questione religiosa” nei tre autori partendo dalla considerazione che questo aspetto non è mai stato approcciato né criticamente, né in modo approfondito, in quanto non si è mai tenuto conto della complessità che comporta la lettura della dimensione spirituale dell’uomo. L’autrice ha sottolineato più volte che tutti gli scapigliati avvertivano una profonda esigenza di vita religiosa, contrapponendo ai culti ufficiali, esteriori, un’idea di sofferta religione interiore e dunque opponendosi non alla religione, ma alla religiosità, non al dogma, ma al dogmatismo.
Leggendo il libro si diventa consapevoli che in questi autori la religione non è mai aderente ai dettami del contesto storico, anzi è ambigua, discrepante, turbata nel profondo da un oscuro sentimento di colpa. Sentimento che Norma Viscusi ha individuato e definito nelle pregnanti pagine del suo libro.
Articolo redatto in collaborazione con Luisa Giacobbe