PALERMO – Dopo 7 minuti dal fischio d’inizio, ieri contro il Perugia, il Palermo era già sotto di due gol e le avvisaglie di un tracollo c’erano tutte: squadra tramortita, incapace di reagire, surclassata nel ritmo dagli avversari e con troppi errori anche nei passaggi più semplici.
Gli uomini di Castori, ben motivati dalle precedenti due vittorie consecutive, aggredivano ogni pallone ed approfittando della lentezza e della confusione dei rosanero, dopo il gol di Di Serio al 2° minuto, complici tanti errori e indecisioni della difesa rosa, e di Casasola al 7° su rigore, in verità molto dubbio, hanno cercato con insistenza la terza rete che avrebbe definitivamente fiaccato le prospettive di rimonta degli avversari, già ridotte al lumicino.
Al 23° minuto il gol di testa di Marconi, impeccabile la sua partita per tenacia e combattività, ha fatto capire che ancora non tutto era perduto per il Palermo e che riordinando le idee, magari con un po’ di attenzione in più, c’era la possibilità di rimediare a quell’avvio catastrofico.
Ma la sensazione è durata poco, perché già al 36° minuto Oliveri ristabiliva il doppio vantaggio per il Perugia concludendo una pregevole manovra con un tiro di destro a giro rasoterra che si è insaccato alla sinistra di Pigliacelli. E di nuovo le speranze dei rosanero di uscire imbattuti dal Renato Curi sembravano essersi spente in maniera definitiva, anche perché in difesa solo Marconi sembrava lucido mentre Mateju appariva insicuro e quasi in stato confusionale e Nedelcearu incappava nella sua peggiore prestazione stagionale.
E invece dapprima Valente al 3° minuto della ripresa accorciava le distanze con un tiro che gonfiava la rete alle spalle di Gori spiazzato dalla deviazione di Santoro e poi Brunori, fino ad allora con pochissime occasioni per mettersi in mostra, al’89° calciava al volo di destro su cross di Valente e, chirurgicamente, indirizzava la palla rasoterra all’angolino sinistro della porta perugina sancendo il risultato finale di 3 a 3 e dando dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, che, se adeguatamente servito, sa far valere le sue innate doti di bomber di razza.
Il punto, insperato per come si era messa la partita fin dall’inizio, è preziosissimo, ma non può far dimenticare il travaglio che ha vissuto la squadra rosa per tutto il primo tempo e per buona parte della ripresa.
Troppi gli errori di misura, troppe le incertezze difensive, troppo morbido l’approccio ad una gara che vedeva gli avversari correre come forsennati e animati da una grande voglia di fare.
Corini aveva tentato, forse tardivamente, di porre un freno allo strapotere dei padroni di casa e contemporaneamente di razionalizzare la manovra dei suoi, dapprima inserendo al 21° della ripresa Broh e Soleri al posto rispettivamente di Segre, ieri più che in ombra, e di Di Mariano, poi al 34° Vido al posto di Saric, forse l’elemento nel centrocampo rosa ad aver commesso meno errori, e, infine, al 39° Bettella e Damiani al posto di Marconi e di Gomes, impalpabile e inefficace la sua presenza.
Alla fine l’unica consolazione per i rosa, oltre al punto guadagnato, è quella di non essersi arresi, essere riusciti a rimanere in partita e di aver creduto nella rimonta, cosa che nemmeno il più ottimista tra i tifosi rosanero avrebbe pensato potesse succedere dopo l’inizio partita e la fine del primo tempo così disastrosi.
E grossi meriti vanno attribuiti a Valente, non solo per il gol del 2 a 1 e per i cross da cui sono scaturite le reti di Marconi e del pareggio di Brunori, ma anche per l’impegno, l’intelligenza tattica e la dedizione alla maglia.