RUSSIA – Mentre in Occidente impazza la crisi energetica, vero e proprio tallone d’Achille per piccole e grandi imprese, sul versante Orientale soffia prepotentemente la minaccia militare e territoriale russa del suo maggior esponente, Vladimir Putin.
Sono passati quasi sette mesi e mezzo dall’inizio dell’invasione russa ai danni del territorio ucraino e segnando così una brusca escalation della crisi russo-ucraina in corso dal 2014.
Il presidente della Federazione Russa, il personaggio probabilmente più discusso da quasi un anno a questa parte, ha affermato appena pochi giorni fa di aver completato definitivamente l’annessione delle città Kherson, Donetsk, Lugansk e Zaporizhzhia.
Con queste conquiste potrebbe sembrare che il conflitto si sia attenuato, ma la minaccia del nucleare è sempre dietro l’angolo. Conferme che arrivano dall’analista russo Andrei Kortunov spiegando che il leader del Cremlino lo considera ipotesi estrema ma praticabile.
Un ulteriore allarme arriva dal sottomarino a propulsione nucleare russo K-329 Belgorod. L’unità navale da guerra muove nei mari artici e c’è il sospetto che la sua missione sia testare il missile-siluro Poseidon, capace di portare testate nucleari a diecimila km di distanza.
Si ritiene che possa rimanere 120 giorni senza tornare in superficie.
Il sospetto della Nato, trasmesso ai comandi alleati, è che il sottomarino stia per sperimentare nell’area del mare di Kara proprio il Poseidon. Chiamato in codice “Status-6”: un siluro lungo 24 metri capace di portare una testata atomica probabilmente da due megaton. Il missile-siluro è stato concepito per esplodere nella vicinanza della costa provocando uno tsunami radioattivo.
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