CACCAMO – Pietro Morreale, il 20enne accusato di aver ucciso Roberta Siragusa, potrebbe non aver agito da solo: è questo il sospetto della parte civile che adesso chiede di indagare su ipotetici complici.
La vittima aveva solo 17 anni quando è stata uccisa a Caccamo (Palermo) nella notte tra il 23 e il 24 gennaio dell’anno scorso dall’ex fidanzato che a quanto pare non era riuscito ad accettare la fine della loro relazione.
La Procura ha già chiesto la condanna all’ergastolo per il giovane, ma gli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio, che rappresentano la famiglia della vittima, vogliono che venga considerata la possibilità che Morreale abbia agito con l’aiuto di qualcuno, probabilmente nelle fasi del delitto e dell’occultamento del cadavere.
A destare sospetti sarebbe stato il ritrovamento di una sciarpa color nocciola nel luogo in cui è stato ritrovato il corpo senza vita della ragazza. L’indumento non apparterrebbe alla vittima, anzi – secondo la madre della ragazza – la sciarpa sarebbe la stessa che durante un Capodanno veniva indossata dalla mamma dell’imputato.
Ulteriori dubbi sorgono dal fatto che proprio Morreale avrebbe descritto le fasi dell’occultamento del cadavere parlando al plurale e usando il “noi”: viene spontaneo chiedersi quindi se si sia trattato di un banale errore o se l’assassino sia stato realmente aiutato.
Foto di repertorio