“Fai il lavoro che ami e non lavorerai nemmeno un giorno in tutta la tua vita”. A leggere il curriculum di Dominika Zamara, nata l’11 agosto 1981 a Wroclaw (Polonia), si rimane basiti e possiamo solo confermare come il soprano abbia preso alla lettera la famosa citazione di Confucio e ci si chiede, inoltre, come abbia potuto accumulare tanta esperienza da fare invidia anche a colleghi più anziani.
L’artista polacca, di spessore internazionale, si trova in questi giorni a Catania: “la città di Bellini dove amo ritornare appena posso” come ripetutamente gli piace affermare. Il motivo della sua presenza nella città dell’Elefante è il concerto da camera dal titolo “Stans Beata Agatha” in occasione del 896° anniversario della traslazione delle reliquie da Costantinopoli a Catania che si terrà oggi, 16 Agosto alle ore 21 con la direzione del M° Fabio Raciti, nella Corte di Palazzo degli Elefanti sede del Municipio.
Considerando i suoi numerosi impegni in tutto il mondo, non ci lasciamo sfuggire la rara occasione per poterle porre alcune domande, non prima però di uno scambio di battute iniziali che mette subito in evidenza ciò che si era percepito: di fronte abbiamo una ragazza semplice, crogiolo di (rari) valori e qualità intinti in un romanticismo, oggi, fuori tempo e proprio per questo più apprezzato.
E il dubbio di potere essere tacciati di un incipit quasi “agiografico”, svanisce di fronte alla sua infinita disponibilità che travalica in gioia, racchiusa in una palese emozione, nel rispondere alle nostre domande. La location, in un afoso Ferragosto tipico catanese, è un bar di via Etnea che potrebbe afferire al più classico degli stereotipi, se non fosse la scelta una pennellata di colore tutta nostrana che ci riporta all’ospitalità di una Catania anni Sessanta e che si sposa, in questo caso, con l’amore che ha l’ospite per la nostra città. La prima domanda sorprendere, piacevolmente, la nostra interlocutrice lasciandola per un attimo perplessa quando le chiediamo:
Quale evento della tua infanzia ti ha convinto a intraprendere il complicato mestiere della cantante lirica?
“Ti ringrazio per la bellissima domanda anche perché è stupendo ritornare con la memoria alla mia infanzia. Avevamo la grande fortuna di avere in casa mio nonno che era un organista e che suonava nelle chiese, vivendo con noi naturalmente nella sua stanza c’era pure l’organo. Adesso, purtroppo, il nonno non c’è più, ma è stata la persona che mi ha ispirato tantissimo anche perché lui suonava sempre e io adoravo ascoltarlo! E non mi bastava mai tant’è che lo seguivo pure in chiesa per udire le sue musiche, così è stato lui il mio primo maestro. Inoltre, sentivo dentro di me un’attrazione irrefrenabile verso il canto e grazie a quest’arte riuscivo ad esprime tutta me stessa. La vera felicità, in tutto ciò, era quando da piccola vedevo la gente piangere dall’emozione di ascoltare il mio canto ed era una sensazione fortissima che mi fatto decidere cosa avrei fatto da grande”.
Perché, scusa, quanti anni avevi?
“Solo sei anni e già a quell’età cantavo in chiesa con mio nonno che mi ha insegnato anche a suonare il pianoforte. Parliamo sempre di musica sacra e poi la scuola è stato il luogo dove ho coltivato e imparato, dopo decenni di studio e duro impegno, la tecnica per questa mia passione”.
Niente da fare, a questa domanda posta in passato anche ad altri artisti, la risposta sembra un copione che si ripete all’infinito: o il nonno o un genitore sono quasi sempre stati il “deus ex machina” degli artisti in erba, parenti prossimi che hanno saputo incanalare nella giusta direzione le loro scelte e anche Dominika non fa eccezione a questa regola non scritta ma quasi inderogabile.
Quale autore è più vicino al tuo modo d’essere?
“In verità ci sono due compositori e mi dispiace non riuscire a sceglierne uno senza fare un torto all’altro, una scelta che la percepisco quasi come un “tradimento”. Vedi, sono polacca ma vivo in Italia da tanti anni dove ho trovato grandi persone e grandi maestri che hanno creduto in me dandomi ottime lezioni, quasi di conseguenza gli autori sono Vincenzo Bellini e Fryderyk Chopin”.
Un sussulto d’orgoglio, da catanese, viene difficilmente contenuto perché è chiaro che fa piacere ascoltare e scrivere che un’artista, come Dominika Zamara, metta tra i suoi due autori preferiti, oltre un suo connazionale, anche il nostro concittadino.
Il motivo di questa scelta?
“Per la loro anima romantica mista a malinconia e la bellezza della loro melodia che coglie in un profondo sentimentalismo, un’anima romantica che si avvicina al mio spirito anch’esso prettamente romantico. Ad esempio, l’aria da camera d Bellini “Malinconia” la sento molto vicina proprio al mio modo d’essere”.
Vediamo che sei sempre in giro in tutto il mondo, ricevendo numerosi riconoscimenti internazionali e che, di conseguenza, tu la musica e il canto siete un unico corpo. Però, scusa l’indiscrezione, impegnata come sei sembrerebbe che Dominika donna non abbia una vita privata, questo non ti manca?
“È vero, è vero, per me non c’è nulla oltre la musica. Non ho idea di farmi una famiglia e fino adesso non ho nessun legame sentimentale. Ho tantissimi amici, soprattutto musicisti, tutte persone che mi vogliono bene, questo sì, però non c’è altro nel privato, senza la musica io non esisto!
Appena mi sveglio il mio primo pensiero è per il canto così mi metto subito a fare i vocalizzi per allenare le corde vocali.
Anzi, ad essere sincera la ma unica vita privata è quando trovo il tempo, mio grande nemico – amico, per stare in solitudine in mezzo alla natura perché amo “fuggire” in montagna, amo andare al mare ma… sappi che anche quei momenti mi servono d’ispirazione per il canto. Una scelta che ho fatto tanti anni fa a cui ho dedicato tutta la vita e sono felice di questo, perché è come se vivessi dentro un repertorio infinito che mi permette di migliorare e scoprire sempre qualcosa di nuovo. Non mi basterà una vita per imparare tutto ciò che desidererei imparare”.
Dici sempre che adori tantissimo Catania, ci diresti cosa ti piace di più di questa città e cosa miglioreresti?
“Amo, come già detto, Vincenzo Bellini, ho visitato il museo e mi spiace, ad esempio, che poca gente viene a visitare casa sua e magari occorrerebbe pubblicizzare di più questi posti e tutta la musica lirica in generale. Adoro anche l’architettura e l’arte della vostra città, la sua cultura e soprattutto la cordialità della gente, il vostro temperamento e l’apertura mentale. Vedi, io vivo in Veneto dove c’è più freddezza nei rapporti sociali soprattutto al primo approccio, mentre da voi la cordialità è immediata”.
Ti manca la tua Polonia?
“Ogni tanto mi manca, certo, in maniera particolare quando vado all’estero in tournée per tanto tempo provo non poca nostalgia, sento che mi manca lo spirito di Chopin e quando l’ascolto non ti nascondo che mi viene da piangere”.
Nel tuo repertorio è presente tantissima musica sacra, ma tu credi in Dio?
“Sì, io credo in Dio e quanto canto mi sento più vicino a Lui. Mi ricordo quando ho fatto il “Requiem” di Mozart a Milano con il maestro Cavallaro, sentivo intorno a me come qualcosa di metafisico e sembrava quasi che non cantassi io ma uno spirito dentro me, una cosa stranissima che non ti saprei spiegare a parole”.
Conoscere più la Dominika tra sentimenti e privato, più che l’artista, era lo scopo di questa conversazione e la nostra interlocutrice ci è grata perché: “con queste domande hai aperto il mio universo e di questo ti ringrazio”. Una immancabile foto sotto la statua del suo/nostro “Cigno” e un arrivederci al concerto di stasera, sono gli ultimi istanti di un incontro che, considerando lo spessore dell’artista polacca, meritava di essere fatto anche in un umido, appiccicoso, pomeriggio di un ferragosto catanese.