ITALIA – Legati in strada senza poter scappare e senza acqua, buttati in un sacchetto come immondizia, lasciati in casa soli da chi va in ferie e non ha tempo né voglia di organizzarsi: è il destino di molti animali da compagnia che, come ormai da triste consuetudine, vanno verso una fine certa. Un fenomeno quello degli abbandoni estivi costantemente monitorato dalle associazioni animaliste che viene conteggiato dal Ministero della Salute.
Un fenomeno però che, nonostante la sorveglianza, si ripete e cresce ogni anno: “Solo in due settimane a giugno – segnala L’Enpa – abbiamo ricevuto una pioggia di segnalazioni e solo in due settimane a giugno abbiamo recuperato 1.000 cuccioli di cane. Soprattutto al Sud“. E non solo i cani vengono abbandonati anzi: essendo i gatti quasi sempre senza microchip è più facile allontanarli. E anche qui fioccano le segnalazioni.
Oltre al fenomeno dell’abbandono Enpa segnala anche un altro modo che sta sempre più prendendo piede, meno crudele ma difficile da accettare per chiunque abbia avuto un cane: la cessione ad altri proprietari o alle organizzazioni stesse. Un fenomeno questo che se per certi versi è comprensibile (decesso di un proprietario, sopravvenute difficoltà economiche post pandemia, etc) per altri versi si configura come un abbandono ‘camuffato‘.
“Tantissime le cessioni, nuova frontiera dell’abbandono, – spiega Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa – frutto spesso di adozioni frettolose e della mancanza di consapevolezza di che tipo di impegno comporti l’accogliere un animale, anche in termini economici“.
Da un sondaggio realizzato dall’associazione risulta che sono diverse le motivazioni di chi lascia il proprio cane: decesso del proprietario, diverse condizioni familiari (la nascita di un figlio), difficoltà economiche a mantenerlo, mentre sarebbe poco rilevante l’effetto lockdown perché i cani affidati ad altri sarebbero nella maggior parte dei casi in famiglia da almeno 2-5 anni e una quota rilevante sarebbe in casa da più di 5 anni, quindi prima della pandemia.