SICILIA – Quell’alba speciale, goduta da uno dei luoghi più suggestivi e meno raggiungibili del mondo, impressa nello sguardo e nel cuore di Guglielmo Venticinque, siracusano. Tanzania, ore 6:12 di mercoledì 3 agosto. Gulli, il suo soprannome, ha realizzato l’impresa. È sulla cima del Kilimangiaro, a quota 5.895 metri, il tetto d’Africa.
Ingegnere, agente marittimo, titolare di un centro sportivo e, nel tempo libero, scalatore, Venticinque si è allenato duramente per mesi per raggiungere l’obiettivo. E le difficoltà, immaginate alla vigilia, si sono puntualmente presentate durante l’ascesa al picco del continente africano. Da campo 4, quota 4.763 metri, ha impiegato 7 ore per raggiungere la vetta. Oltre 1.000 metri di risalita percorsi con temperatura a -10 gradi e raffiche di vento a 40 nodi.
“È stata un’esperienza fantastica, un sogno che avevo sin da bambino si è realizzato. Mi sono allenato un anno per rendere possibile questa impresa, ho contattato un’agenzia americana specializzata in sport estremi e assoldato 5 portatori d’altura che mi hanno trasportato tutta la logistica tra i 4 campi base programmati”, afferma.
Seppur la più alta è quella del Kilimangiaro non è l’unica vetta toccata da Gulli. La prima impresa dell’ingegnere siracusano è datata 2017, quando raggiunse la cima del monte Whitney (4.421 metri), in Sierra Nevada, il top negli Stati Uniti, se si esclude l’Alaska. Nel 2018, invece, dall’altra parte del globo, Venticinque ha scalato il Kala Patthar, (5.675 metri), montagna dell’Himalaya, in Nepal, dal quale è possibile vedere l’Everest.
Ma Gulli non si fermerà e ha già ben chiaro il prossimo obiettivo: l’Ama Dablam (6.812 metri) in Nepal. Ma a tentare lo scalatore siciliano è anche una nuova impresa in una parte del mondo non ancora da lui toccata: l’Aconcagua (6.962 metri), il punto più vicino al cielo nelle Ande, in Argentina.