SICILIA – La candidatura per le prossime elezioni regionali si è ormai trasformata in una partita a scacchi. I due giocatori seduti al tavolo sono Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè. Certo i toni sono ben lontani dal nobile gioco, ma risulta evidente come la strategia in questa fase politica la faccia da padrona. Continuando con l’analogia, potremmo identificare il momento come uno stallo. Ma se negli scacchi lo stallo decreta la fine della partita in parità, in politica c’è sempre un vincitore e un vinto.
Lo scenario
La posizione più scomoda appare evidentemente quella del governatore, che vuole fortemente continuare il lavoro iniziato in questa legislatura, ma che non è ben visto da buona parte dei suoi alleati. Dalla sua parte, per ora, resta unicamente Giorgia Meloni che con il passare dei giorni sembra però allontanarsi sempre di più dalla sua irremovibilità iniziale su una riconferma. Se la partita delle regionali rappresentava l’unico appuntamento importante dei prossimi mesi (in cui misurare anche il consenso attribuito dai sondaggi), con l’improvvisa caduta del governo Draghi e le politiche del 25 settembre, lo scenario è cambiato e non poco. La corsa alle nazionali ha cementificato una coalizione che sembrava sfaldarsi giorno dopo giorno e per la Meloni un equilibrio con gli alleati di Lega e Forza Italia è diventato vitale. La posizione di Musumeci si è indebolita anche perché nel 2023 si voterà in Lombardia e Lazio. Se la prima toccherà alla Lega la seconda risulta un piatto goloso per Fratelli d’Italia che nel Lazio ha la sua roccaforte. Anche un infante capirebbe che secondo questi calcoli la Sicilia toccherebbe a Forza Italia e proprio per questo Miccichè sa di poter forzare la mano garantendo a FdI la presidenza dell’Ars.
L’ultima chance
Stando a questo quadro Musumeci sembra doversi rassegnare alla rinuncia. Ma il governatore ha un ultimo asso nella manica: le dimissioni anticipate. Stando a voci insistenti una opzione che potrebbe prendere corpo già nella giornata di oggi e che potrebbe cambiare qualcosa. Se Musumeci si dimettesse entro l’8 agosto darebbe il via libera all’election day che vedrebbe accorpate le elezioni regionali a quelle nazionali il 25 settembre. In questo caso a giocare a favore del titolare di Palazzo d’Orleans sarebbero i tempi molto stretti. Entro un paio di settimane bisognerebbe infatti comporre le liste (con in mezzo Ferragosto) e poi iniziare un campagna elettorale flash. Considerando che la sinistra ha già il suo volto con Caterina Chinnici e che Cateno De Luca è in campagna ormai da mesi, il centrodestra rischierebbe di incartarsi consegnando la vittoria agli avversari. Una possibilità evocata nelle scorse settimane anche da un sondaggio di Euromedia Research che vedeva vincitrice la Chinnici sia con la Prestigiacomo che con Stancanelli (i nomi più caldi), ma perdente contro Musumeci.
Le dichiarazioni
Nel pomeriggio di ieri è arrivato, però, un segnale che allontana la possibilità di un Musumeci bis. Stefania Prestigiacomo ha rotto il silenzio e lo ha fatto con parole che sanno di investitura quasi ufficiale. “Ringrazio Gianfranco Miccichè per le espressioni di stima nei miei confronti. Da siciliana, profondamente legata alla mia terra, non posso che ritenere la proposta di candidatura alla Presidenza della Regione un onore altissimo e una altrettanto altissima responsabilità” ha detto l’ex ministro azzurro. “Per quanto riguarda la Regione siciliana – ha aggiunto la Prestigiacomo – ritengo essenziale, come sta accadendo per la definizione delle candidature e dei programmi a livello nazionale, che la coalizione di centrodestra trovi le ragioni dell’unità sia in termini di proposte programmatiche, che per la candidatura alla Presidenza. La forza della nostra alleanza è sempre stata l’unità d’intenti con la quale ci siamo presentati dinnanzi agli elettori. Venire meno a questo tratto distintivo – conclude – significherebbe disperdere il patrimonio di credibilità e di fiducia che i siciliani ci riconoscono e favorire così una sinistra senza idee, che ha come unico obiettivo la restaurazione“.
Insomma un vero e proprio scacco al re. Musumeci ha l’ultima mossa a disposizione. In attesa dello scacco matto, la partita continua.