Criticità nel bando di concorso per accedere al corso di formazione specifica per medici di medicina generale

Criticità nel bando di concorso per accedere al corso di formazione specifica per medici di medicina generale

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Anche questa volta ci si avvia al concorso per accedere al corso di formazione in medicina generale tra mille difficoltà e perplessità. Infatti l’ultimo bando di accesso contiene normative confondenti che, oltre a porre le basi per contenziosi legali, vanifica il lavoro svolto finora per programmare con adeguatezza sia il numero dei corsisti che i contenuti. Infatti si può ripetere quanto è successo con l’ultimo concorso e segnatamente il ricorso al Consiglio di Stato da parte di un certo numero consistente di candidati che ha portato all’ammissione con riserva di quest’ultimi, facendo saltare ogni giusta politica di programmazione del fabbisogno in base alle reali necessità della medicina territoriale.

Finora l’accesso tramite concorso si era rivelato un valido strumento di selezione volto a garantire la corretta programmazione dei fabbisogni regionali da una parte e garantendo al tempo stesso una adeguata formazione ai futuri medici di famiglia. Sarebbe pertanto auspicabile che i decisori mettessero in atto tutte le iniziative del caso per tutelare una figura tanto importante qual è il medico di famiglia, primo e fondamentale baluardo dell’assistenza sanitaria e del territorio, punto essenziale di riferimento per i pazienti che a lui si rivolgono, tramite un più attento riesame del bando di accesso ed eventuali modifiche dello stesso, affinché non possa essere aggredibile da facili ricorsi e azioni legali per gli anni futuri.

L’auspicio è quello di tutelare le nuove generazioni, porre le basi su una corretta programmazione dei fabbisogni dei medici, garantendo adeguate forme di selezione che siano alla base dell’accesso, basato sulle competenze e non sui successi giudiziali. È di questi giorni l’allarme della FNOMCeO che stima che 20.000 unità di medici che nei prossimi 5 anni si troveranno a vagare in un limbo lavorativo di fatto esclusi da ogni possibilità di inserimento professionale e che oggi circa 1.000 devono emigrare verso altri paesi alla ricerca di un impiego.

Questi sono numeri che devono far pensare; quanto costa allo Stato e alle famiglie formare un medico per poi mandarlo via dal nostro paese? Quanti sono i medici delle regioni meridionali che non trovando sbocchi professionali in sede devono espatriare portando con sé non solo il rammarico di abbandonare la propria terra ma anche di portare fuori mura un capitale economico che di fatto viene regalato ad altre regioni e nazioni? Pertanto si rende necessaria una seria programmazione, e per tale motivo grande attenzione alla formulazione dei bandi concorsuali, per evitare anche una dispersione di capitali che se ben utilizzati sono utili per le nostre povere regioni.