MONDO – Nuovi casi di epatite acuta sono stati riscontrati in alcuni bambini in Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Danimarca.
A segnalarlo è l’Ecdc, Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie. Si cerca di capire le possibili cause dei numerosi episodi, dopo che l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito negli scorsi giorni aveva già registrato oltre 70 casi di epatite acuta tra i più piccoli. Alcuni di questi hanno dovuto sottoporsi a trapianto di fegato.
Nove casi, sempre su bambini piccoli, di età compresa tra gli 1 e i 6 anni, sono stati segnalati anche in Alabama, negli Stati Uniti. I pazienti sono risultati colpiti da adenovirus.
In tutti i Paesi che hanno segnalato i casi di epatite acuta sono in corso indagini per comprendere cosa possa aver causato l’aumento di questi episodi. Sia l’Ecdc che l’Oms sono al lavoro insieme alle autorità sanitarie nazionali.
La preoccupazione è che l’aumento dei casi possa essere in qualche modo legata al coronavirus. A oggi però non è dimostrato alcun collegamento, né con il virus stesso né con i relativi vaccini.
Se è vero che in alcuni pazienti inglesi è stata riscontrata anche la presenza di Covid-19 o adenovirus, Oms Europa negli scorsi giorni ha precisato che è ancora necessario “intraprendere la caratterizzazione genetica dei virus per determinare eventuali associazioni tra i casi“.
Anche Antonio Gasbarrini, ordinario di Medicina Interna all’Università Cattolica e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche presso la Fondazione Gemelli Irccs di Roma, per il momento esclude una connessione tra le epatiti e il coronavirus.
“È noto che alcune infezioni virali, tra cui il Covid-19, possano provocare delle epatiti, ma quello che si è verificato nel Regno Unito non è solo infiammazione passeggera del fegato, bensì una vera e propria insufficienza epatica acuta che ha portato in alcuni casi a trapianti di fegato”, dice Gasbarrini.
L’alto numero di casi registrati in poco tempo tra Scozia e Inghilterra, secondo Gasbarrini, disegna un quadro “preoccupante a prescindere da un possibile, e per ora non dimostrabile, collegamento con il Covid-19“.
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