CATANIA – Prima il Coronavirus, adesso il conflitto in Ucraina. “Non mi tocca, è un virus cinese” dicevano, e poi è scoppiata la pandemia. Mondiale. Ora la storia si ripete: “Il conflitto è lontano, non ci riguarda a pieno” ma non è così dato che gli effetti si ripercuotono anche fuori dagli stretti confini invasi dalle armate russe. Soprattutto il mondo dell’imprenditoria siciliana è messo a dura prova, danneggiato sia l’import che l’export.
Ai microfoni di NewSicilia è intervenuto Emanuele Calaciura, general manager della Calaciura Salvatore S.r.l., industria che si occupa di conservazione e trasformazione di ortaggi e olive sott’olio. L’azienda è presente sul mercato nazionale e internazionale da oltre 45 anni e questa è la terza generazione.
Mancano le materie prime
A scarseggiare sono le materie prime, che stanno alla base dell’intera produzione. Una mancanza non da poco, se si considera tutto l’iter per la realizzazione del prodotto finale.
“La guerra in corso ha portato molte problematiche soprattutto nella reperibilità delle materie prime, tra cui l’olio di semi di girasole che per noi è uno degli ingredienti fondamentali per le nostre conserve. Tra l’altro, l’Ucraina è il maggior paese produttore: circa l’80% del fabbisogno mondiale proviene da lì”, spiega.
Ma non è tutto: “La semina dei semi di girasole avviene nel mese di marzo, quindi anche l’anno prossimo non ci sarà olio di semi di girasole a causa del conflitto attuale“.
Export e import: quale futuro?
Anche le esportazioni/importazioni sono a rischio. Tutto è legato a un filo sottile, pronto a spezzarsi al primo “passo falso”. “La nostra azienda, durante gli anni, ha legato molto con il mercato russo e, infatti, forniamo tantissime piattaforme distributive nelle maggiori città poiché hanno apprezzato molto la qualità dei nostri prodotti“, precisa Emanuele Calaciura.
“Al momento ci troviamo costretti a bloccare le esportazioni perché ci sono problemi anche nell’inoltro della documentazione per effettuare l’invio della merce“, sottolinea.
La pandemia da Covid
Dopo due anni di pandemia globale da Covid-19, in cui ogni realtà è stata letteralmente stravolta e si è dovuto fare i conti con un modo completamente diverso di vivere e concepire il mondo, adesso c’è un nuovo “nemico” all’orizzonte, rappresentato dalla guerra.
Non si è fatto ancora in tempo a “recuperare” dall’emergenza sanitaria che le aziende, reduci e provate, devono nuovamente trovare strade alternative per garantire ai consumatori la merce.
“Durante la pandemia è venuta a mancare anche la manodopera. È stato un periodo molto difficile e si riusciva a soddisfare a stento le richieste dei supermercati, data l’ardua reperibilità – anche in questo caso – dei prodotti“, racconta il general manager di Calaciura Salvatore s.r.l.
Pandemia vs guerra: differenze
Chiaramente, in entrambe le situazioni “limite” ci si trova in una condizione di difficoltà, ma emergono rilevanti differenze tra le due emergenze (sanitaria da un lato e bellica dall’altro) anche se il comune denominatore è sempre e solo uno: resistere e lavorare, come prima.
“Nel periodo della pandemia c’è stata una ‘corsa allo scaffale‘ da parte del consumatore poiché si spaventava che non potesse arrivare a reperire i prodotti alimentari. Ricordiamo, infatti, le lunghe code per fare la spesa e accaparrarsi i beni. Oggi, invece, in Italia non abbiamo questi problemi perché noi aziende stiamo garantendo la continuità delle consegne verso la Gdo, la grande distribuzione organizzata con le varie tassative, però rimane la complessa situazione legata all’approvvigionamento di alcune materie prime che sono fondamentali per la produzione dei nostri prodotti“, afferma Emanuele Calaciura.
Le prospettive attuali e future
Al momento la situazione, tra rincari e problematiche, è la seguente: “La nostra azienda, nonostante i contratti storici stipulati con le maggiori raffinerie italiane di olio di semi, con difficoltà, attualmente, riesce a reperire dei carichi settimanalmente per la produzione. L’olio ha avuto un rincaro più del 120%: il problema attualmente è legato anche ai conti economici che sono variati. Un aumento della materia prima che andrà a incidere sul consumatore finale“, prosegue.
Per il futuro, ci si muove per come si può: “Considerando che le scorte di olio di semi di girasole si estingueranno in pochissimi mesi, la nostra azienda sta acquistando altre tipologie di olio che ci sono sul mercato, sostenendo anche costi superiori, al fine di non far mancare il prodotto finale sullo scaffale“.
Aumenti difficili da accettare ma necessari
I clienti accettano con molta difficoltà gli aumenti che le aziende propongono, che sono generati dalla crisi globale: “Noi ci troviamo costretti a inviarli poiché i nostri conti economici prevedono margini bassissimi e non possiamo lavorare sottocosto“.
Nonostante l’adattamento ai nuovi costi sia difficile, i prodotti poi alla fine vengono richiesti, soprattutto nell’azienda del nostro intervistato: “Acquistano da noi perché abbiamo mantenuto sempre uno standard qualitativo alto, selezionando scrupolosamente le materie prime, ma non è solo l’aumento dell’olio di semi di girasole il problema, ma anche dell’energia elettrica che usiamo nella nostra linea di produzione e degli imballaggi“.
“Oggi il consumatore sceglie la nostra azienda, nonostante i problemi, perché negli anni abbiamo dato sempre garanzia sulla qualità e origine dei prodotti che usiamo, valorizzando il Made in Sicily ed esportandolo in tutto il mondo. Saremo presenti, infatti, in diverse manifestazioni a livello internazionale pur essendoci la crisi e la guerra a livello mondiale. Non ci arrendiamo. Come andrà, si vedrà“, conclude.
Per le foto si ringrazia Emanuele Calaciura