PALERMO – Un concorso di idee per progettare la riqualificazione e la destinazione dell’ex cotonificio di Partanna-Mondello, a Palermo.
Lo ha deliberato il governo Musumeci, su proposta dello stesso presidente della Regione, per avviare un’azione concreta di recupero di un esempio di archeologia industriale, simbolo dello sviluppo degli anni Cinquanta in Sicilia, ormai da troppo tempo lasciato in una condizione di grave degrado.
Con l’occasione, stamane il governatore ha voluto effettuare un sopralluogo nella struttura che ha una superficie di oltre cinquemila metri quadrati, situata nella zona Nord del capoluogo e inutilizzato da quasi quarant’anni. Ad accompagnare il presidente Musumeci c’erano il dirigente generale del dipartimento regionale Tecnico Salvo Lizzio e la soprintendente dei Beni culturali di Palermo Selima Giuliano.
“Un luogo ricco di storia e di memoria, rimasto abbandonato pur essendo un bene pubblico – ha evidenziato Musumeci a margine della visita – per questo abbiamo deciso di recuperarlo con un concorso di idee, aperto a tutti i professionisti progettisti. Vogliamo restituirlo al quartiere e alla città: l’impegno finanziario sarà significativo, ma abbiamo il dovere di lavorare perché tutto quello che già esiste e ha un valore possa essere riqualificato e consegnato al territorio, riducendo il consumo di nuovo suolo. Questo è il nostro obiettivo“.
L’antico complesso industriale, in funzione dal 1951 al 1986 e dove lavoravano centinaia di persone, possiede grandi potenzialità in un processo di recupero e di riutilizzo. L’opera di rigenerazione urbana consentirebbe di salvaguardare la memoria storica e sociale dell’ex cotonificio siciliano, ma anche di restituire alla collettività 5.500 metri quadrati di capannoni con altri 10 mila metri quadrati di terreno circostante, seguendo la felice sorte di numerose altre strutture industriali riconvertite in incubatori di imprese, centri socio-culturali, luoghi di aggregazione. Il concorso di idee consentirà di acquisire proposte concrete da parte di tecnici ed esperti sull’uso futuro dell’ex opificio.
Fonte foto: Regione Siciliana