CATANIA – La polizia di Stato di Catania, su delega della Dda della locale Procura, ha eseguito un’operazione che ha disarticolato il clan Mazzei.
La squadra mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 30 persone indagate, a vario titolo, di associazione mafiosa, spaccio di droga, estorsioni, rapina e armi.
Durante le indagini sono stati arrestati in flagranza di reato alcuni affiliati al clan Mazzei mentre ritiravano il “pizzo” da attività commerciali e sono stati sequestrati sostanze stupefacenti e armi da fuoco.
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Tra i destinatari dell’ ordinanza, emessa dal Gip, ci sono diversi imprenditori e commercianti ai quali è stato contestato il reato di concorso in estorsione attuata con modalità mafiose: sono accusati di essersi rivolti ad esponenti dell’organizzazione Mazzei per recuperare propri crediti.
La cosca dei “Carcagnusi” fa parte di Cosa Nostra: il suo storico boss, Santo Mazzei, detenuto in regime di 41 bis divenne uomo d’onore su decisione del boss corleonese Leoluca Bagarella.
Tra i destinatari della misura cautelare figura l’attuale reggente del clan, Sebastiano Mazzei, figlio del capomafia, era rimasto latitante fino al 10 aprile scorso quando fu arrestato dalla polizia di Stato in una villetta di Ragalna.
Orgoglio e fierezza è stata espressa oggi dal Questore Marcello Cardona durante la conferenza che ha presentato i risultati di questa operazione denominata “Enigma”.
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Quanto ottenuto è frutto di un’indagine cominciata alla fine dell’anno 2012 con la perquisizione dell’appartamento di Costantino Grasso nel tentativo di scoprire il traffico e la detenzione di stupefacenti. Durante la perquisizione è stato trovato anche un “libro mastro” dove erano elencate diverse voci in entrata e uscita, il tutto riguardante somme estorte a commercianti e gli stipendi che venivano passati alle famiglie dei detenuti, insieme a quelli che sarebbero poi serviti per l’acquisto di altre sostanza da mettere in commercio. Ed è stato proprio questo libro a far prendere una direzione totalmente differente alle indagini.
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L’accostamento di iniziali alle somme di denaro ha reso necessaria un’attività di decriptazione del “libo mastro”, permettendo così di risalire al bilancio e allo stile dell’organizzazione, scoprendo anche la collaborazione con il clan Mazzei di Cosa Nostra, retto da Sebastiano Mazzei arrestato lo scorso 10 aprile dopo un anno di latitanza.
Grazie ad ulteriori indagini è stato possibile capire anche l’articolazione delle squadre di “Traforo” e di “Lineri”, quest’ultima poi gestita da Grasso responsabile del fondo cassa chiamato da loro “pignata”.
Tutto questo ci mostra il nuovo modo in cui si sta articolando la mafia dei tempi moderni, sempre più propensa ad abbandonare le attività legate al pizzo, accostandosi a quella recupero crediti, dimostrato durante l’operazione “Enigma“, incentivando così la collaborazione con gli imprenditori che decidono di rivolgersi al malavitoso per ottenere più celermente la somma che gli spetta.
Questa nuova strategia portava agli esponenti del clan almeno il 50% del ricavato, ma altre volte si arrivava alla totale espropriazione del bene, riducendo così anche il rischio di essere denunciati dato che il debitore si sentiva già in difetto verso il creditore.
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Durante il corso dell’operazione sono stati arrestati in fragranza di reato alcuni degli affiliati addetti a richiedere il pizzo in due attività commerciali, mentre in seguito è stato effettuato un sequestro di 8 kg di marijuana ed un fucile a canne mozze che si trovavano all’interno di una bottega di Alfio Grazioso.



