CATANIA – L’incubo Coronavirus ha colpito ancora un volta gli ospedali, abbattendosi principalmente su quei poveri pazienti che necessitano una o più trasfusioni di sangue: da Catania si leva ancora una volta un grido d’aiuto. Il sangue non basta per tutti.
Per spiegare cosa sta succedendo all’interno degli ospedali è intervenuto il Dottor Giuseppe Castorina, collaboratore medico dell’associazione “San Marco”: “Abbiamo assistito in questi ultimi tre mesi a un drammatico calo di donazioni. Non ho personalmente mai visto, negli ultimi vent’anni almeno, un calo tanto considerevole di donazioni e quindi una tale carenza di sangue ed emocomponenti (sangue, piastrine e plasma)”.
Le conseguenze di tale carenza sono molteplici e coinvolgono varie tipologie di pazienti sofferenti di svariate patologie.
Chi sono i pazienti a rischio?
In testa abbiamo i pazienti emopatici, cioè quei pazienti che necessitano di regolari e continue trasfusioni, dalle quali dipende direttamente la loro vita o la loro qualità di vita.
“Mi riferisco soprattutto ai Talassemici, il cui problema è a tutti noto e che oggi sono più numerosi di ieri grazie al fatto che le trasfusioni hanno loro garantito un’aspettativa di vita sovrapponibile alla popolazione di non Talassemici. Per questo motivo i nuovi casi si aggiungono alle diagnosi precedenti aumentando, di fatto, la popolazione di politrasfusi; oggi oltre ai bambini talassemici abbiamo un gran numero di adulti che normalmente attendono alle comuni occupazioni quotidiane, ma che per questo necessitano di continue trasfusioni”, continua il Dottor Castorina.
A questi si aggiungono numerosi pazienti affetti da malattie ematologiche (leucemie, mielomi e altro) che necessitano oltre che delle trasfusioni di sangue anche di trasfusioni di piastrine: senza queste il rischio di emorragia è elevato.
Queste sono le prime “vittime sofferenti” per la carenza di sangue ed emocomponenti.
Prosegue Castorina: “Non dobbiamo però dimenticare i pazienti in attesa di interventi chirurgici, che si vedono rimandare di giorno in giorno il loro intervento operatorio. Trascurando coloro che possono pure rinviare l’intervento, giacché questo non pregiudica il loro stato di salute quale aggravamento di patologia, è necessario pensare a coloro che a causa di un rinvio dell’intervento mettono a grave rischio la riuscita della terapia. Ciò vale ad esempio per i pazienti affetti da carcinoma, neoplasia maligna che ha maggiori probabilità di successo e di guarigione intervenendo quanto più celermente possibile: la mancanza di sangue ha costretto a rimandare gli interventi a date di maggiore disponibilità. Lo stesso dicasi per gli interventi di Cardiochirurgia a Chirurgia Vascolare, che non possono permettersi attese a volte di nemmeno 24 ore“.
Qual è il motivo della carenza?
“Probabilmente a causa dell’elevata diffusione della variante Omicron del Coronavirus si è avuta una gran parte della popolazione dei donatori positiva, o sono positivi i loro parenti stretti, e questo ha impedito di presentarsi per donare. Alcuni, pur non trovandosi in questa situazione, hanno avuto remore a presentarsi in ospedale per paura di contagiarsi, paura ancora più consistente all’idea di trovarsi in assembramento con altri donatori in attesa di donare”, spiega.
E ancora: “A parte il fatto che la scarsa affluenza di donatori ha avuto come conseguenza che le sale d’attesa sono quasi vuote, è anche vero che le donazioni si stanno organizzando mediante appuntamento, questo garantisce una distribuzione regolata con il rispetto delle distanze necessarie. Proprio in questo momento di sofferenza generale si evidenzia l’enorme importanza sociale e solidale dei donatori di sangue che, grazie al loro intervento, hanno aiutato non poco quanti avevano bisogno del loro dono (sangue o emocomponenti). Si potrebbe fare un’analisi a parte, che esula dal calo di donatori, ma che si riflette comunque nel calo di donazioni”.
C’è anche carenza di medici?
“Nel settore delle donazioni – racconta Castorina – il prezzo della carenza medica è alto. Infatti pochissimi sono i medicidisponibili per provvedere alla raccolta di sangue, necessariamente sono diminuite le giornate di raccolta con evidente calo delle donazioni. Perdurando tali problematiche e non provvedendo a una rapida soluzione, temo che il futuro per i pazienti sia tutt’altro che facile. Si dovrebbe pensare di più a loro con interventi concreti”.
“In definitiva, per quanto sopra, se vogliamo essere ancora i protagonisti per aiutare questi pazienti, facciamo il possibile per venire a donare. Questo è un invito rivolto sia ai donatori periodici sia a chi non ha mai donato. Se in un anno in Italia ci sono milioni di donazioni, se molti donatori in un anno donano moltissime volte, un motivo ci sarà: la donazione è priva di rischi, si viene sottoposti a visita medica e a esami ematochimici, dunque si dona solo se si può donare. Purtroppo a volte si prende coscienza dell’importanza della trasfusione solo quando si è direttamente coinvolti, in prima persona o perché ne ha necessità un proprio caro. Non si può e non si deve ignorare l’importanza di donare il sangue a chi ne ha bisogno“, conclude.
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