MODENA – Un caso che sta facendo discutere l’Italia intera. Un bambino di 2 anni con una grave patologia cardiaca e che deve essere sottoposto con urgenza ad un intervento, rischia la vita perché i suoi genitori, una coppia modenese no vax, non vogliono firmare il consenso per una eventuale trasfusione, a meno che il sangue non provenga da altri no vax.
Adesso, però, il giudice del Tribunale di Modica a cui si è rivolto il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, che ha in cura il bambino, deciderà sulla controversia. Il giudice si esprimerà nelle prossime ore, ma nel frattempo è scesa in campo anche la Procura per i Minori di Bologna, guidata da Silvia Marzocchi, con un ricorso del 2 febbraio al Tribunale per i Minorenni a tutela del bambino e per un’eventuale limitazione della responsabilità genitoriale.
L’idea che sottende la richiesta, sostenuta dalle frange più estreme dei no vax, è che attraverso una trasfusione di sangue il vaccino possa essere trasmesso dal donatore al ricevente. La richiesta non è stata naturalmente accettata dal Policlinico.
Il Sant’Orsola ha fatto la propria mossa presentando un ricorso al giudice tutelare del Tribunale di Modena. I sanitari che hanno in cura il bambino ritengono “che l’intervento chirurgico programmato non sia rinviabile stante l’estrema criticità della situazione e che occorra quindi acquisire il relativo consenso al fine di procedere con urgenza al ricovero e all’intervento“, come si legge nella delibera che dà l’incarico al legale.
Alla famiglia modenese no vax ha rivolto un appello il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, chiedendo di avere fiducia nei sanitari che hanno in cura il figlio.
“I protocolli che regolano le donazioni, e che non permettono di scegliere il donatore — spiega — sono scritti nell’interesse dei pazienti, per rendere i processi sicuri. Del resto, non comporta alcun pericolo ricevere sangue da donatori vaccinati contro il Covid-19“.
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