Sala Magma: “Era mia figlia” conclude la stagione 2015

Sala Magma: “Era mia figlia” conclude la stagione 2015

CATANIA – Sarà lo spettacolo “Era mia figlia” a chiudere la stagione 2015 della Sala Magma di Catania. Il copione, uno dei più coraggiosi ed intriganti che il moderno teatro di denuncia possa portare in scena, tratta il tema della pedofilia agevolata oggi dal massiccio uso da parte dei teenager di strumenti mediatici quali internet e soprattutto i social network.

Era mia figlia“, dramma firmato Luigi Favara, andrà in scena dal 12 al 14 giugno 2015 e vedrà nel cast Liliana Scalia (Lucia Reina), Giuliana Bella (Luisa), Fiorella Tomaselli (nonna di Luisa), Jacopo Raniolo (commissario di polizia) e lo stesso Luigi Favara (adescatore).

L’atto unico, pur tenendo alta l’attenzione sul tema principale, la pedopornografia, ha inteso restituire al pubblico una chiave di lettura popolare, strettamente connessa ai valori della “sicilianità“. Questi ultimi finiscono per scontrarsi, purtroppo amaramente, con la modernità e con il crescente predominio che sulle nostre vite sembrano ormai esercitare la tecnologia e internet.

Arrivano così in scena personaggi archetipici strappati brutalmente al loro mondo: è il caso della nonna di Luisa che non riesce a far altro che dialogare ininterrottamente con i suoi morti a cui chiede di proteggere dall’aldilà l’intera famiglia e solo così può infine distogliere Lucia dai suoi propositi di vendetta. La donna quindi si fa portatrice di un messaggio di amore e civiltà che travalica i tempi e coniuga alla perfezione l’archetipo e la modernità.

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Lucia, dal canto suo, vive una sorta di lucido delirio, interrotto da urla strazianti che ci rievocano la storia di tante altre madri siciliane, di tante altre donne protagoniste del nostro teatro. Al contempo però non può far altro che adattarsi ai tempi, adattarsi quindi alla sua nuova Luisa, simbolo inconsapevole ed involontario di una ritualità magica ancora nascosta nei tempi e nei gesti tipici della tradizione siciliana, che finisce però, poco per volta, per disgregarsi sotto la spinta di una sempre più incalzante modernità.