CATANIA – I carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Catania Fontanarossa, nella flagranza di reato, hanno arrestato un catanese di 21 anni ritenuto responsabile di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. La rete tesa dai militari del Nucleo Operativo per la cattura dell’ennesimo spacciatore di droga è stata stavolta gettata nella via Capo Passero, spesso per questi motivi purtroppo tristemente noti.
I militari hanno immediatamente riconosciuto quello “strumento di lavoro” che il giovane portava con sé, un borsello che portava a tracolla ma che, in maniera più che approssimativa, è eloquente circa il suo concreto utilizzo.
Questo rappresenta infatti il “kit del perfetto spacciatore”, un accessorio irrinunciabile per poter comodamente trasportare i vari tipi di droga richiesta dai clienti, nonché l’immancabile ricetrasmittente per le comunicazioni di “servizio” con le vedette poste a sua tutela.
Nello specifico i militari, senza consentirgli via di fuga, hanno bloccato e sottoposto a perquisizione il giovane che, come avevano a ragione ipotizzato, custodiva all’interno di quel borsello ben 53 dosi di cocaina, 65 di crack e 52 di marijuana, nonché la somma di 230 euro ritenuta provento dell’attività di spaccio e la solita ricetrasmittente con la quale, proprio nei momenti dell’arresto, l’anonimo interlocutore segnalava il transito dei veicoli lungo la via Capo Passero chiedendo ai “colleghi” dove fossero i carabinieri che, invero, erano riusciti a gabbare la sua “vigilanza”. L’arrestato è stato poi posto agli arresti domiciliari.
Ma il lavoro dei militari non era ancora finito perché, proprio mentre stavano effettuando un altro “passaggio” nel quartiere del Villaggio S. Agata, hanno notato con grande sorpresa la presenza in strada di quel 31enne che, meno di 24 ore prima, avevano già arrestato per evasione dagli arresti domiciliari.
Anche in questo caso hanno arrestato l’uomo, che non credeva fosse vero di essere stato nuovamente pizzicato in così breve tempo e che, anche stavolta, ha loro riferito di essere uscito da casa per un’esigenza della propria compagna in stato di gravidanza, motivazione che non ha di certo convinto i militari che lo hanno ricondotto ai domiciliari in attesa delle determinazioni dell’autorità giudiziaria.