ITALIA – Nel 1809 Wolfgang Goethe scrisse un romanzo dipingendo con le parole il ritratto delle divagazioni di una relazione di coppia, da qui la frattura di un equilibrio domestico conquistato con gli anni. Goethe evidenzia la realtà virtuale di quel luogo chiamato “noi” dove l’affetto non basta, il turbamento e quella sana ubriachezza non curabile rappresentano il cuscino perfetto su cui poggiare la sacra emozione.
Giunto al suo quarto romanzo, lo scrittore tedesco presenta quattro personaggi e un castello di campagna per raccontare la favola bugiarda dell’attrazione. Edoardo e Carlotta sono una coppia avanti negli anni ma non ancora sorda alla voce delle passioni, un vigoroso Capitano, amico di entrambi, presenza ingombrante al centro di un quieto focolare domestico, e Ottilie, una giovane e bella ragazza, fresca di vita e di virtù inviolata, nata per turbare lo sguardo maschile. La convivenza dei quattro insoliti conviventi devasta un equilibrio ogni giorno più precario, troppe le tentazioni quotidiane e i contatti sfuggenti, l’ardire è il pane del desiderio, resistere è vano.
Nasce un incrocio tra prudenza e istinto, il primo magistralmente recitato dal comportamento di Carlotta nel suo trasporto emotivo per il Capitano, il secondo dal debole Edoardo, incastrato nella tela della sua passione per Ottilie. Il tradimento pulsa sotto le vene dell’uomo, resistere alle tentazioni è la vittoria della coscienza consapevole che il sacrificio sarà il seme per un fiore nuovo, degno di esibirsi sotto i raggi del sole, virtuoso così come il decoro vuole. Perché sia vita cristallina sotto lo sguardo del cielo, misericordioso ma Giudice e Padre delle nostre azioni.
Il mistero della psiche è sviscerato in ogni suo aspetto, ma nè la storia nè tantomeno i lettori riescono a diradare la fitta nebbia che aleggia sopra le passioni. Goethe illustra i suoi personaggi per dimostrare la chimica che sgorga dal mare del turbamento, le affinità elettive di ogni essere umano durante la sua sosta nella vita.
“Dice Edoardo: “e affinità cominciano a diventare interessanti quando producono separazioni”. “Per esempio” approfondisce il Capitano, “ciò che noi chiamiamo calcare è una terra calcarea più o meno pura, intimamente combinata con un debole acido che noi conosciamo in forma gassosa. Se si immerge un pezzo di questa pietra in acido solforico rarefatto, questo assorbe la calce e si trasforma con essa in gesso; quel debole acido aeriforme viene liberato. Qui abbiamo una separazione e una nuova associazione e pare ormai giustificato impiegare addirittura il termine di affinità elettiva, poiché veramente sembra che una relazione venga anteposta a un’altra, e scelta a preferenza di un’altra”.
Le apparenze non sono mai uno specchio fedele, perfino una stretta di mano sa essere inganno. Intanto la storia si fregia di imponenti contorni d’arte, forse un dono del padre del romanzo per far riposare l’animo del lettore. Musica, architettura e giardini donano un’aura di normalità a quel tipo di relazioni personali e sociali così vicine all’eccezione.
Che il romanzo sia una confessione dello scrittore? Forse che Edoardo o il Capitano è in realtà l’estensione del personaggio Goethe? Wolfgang è un uomo, questo espediente non è da escludere. Goethe ama ed è amato? Goethe nasconde il patimento di un’attrazione e lo affida alla scrittura? Lo scrittore ci indica il pericolo delle affinità, il passo audace oltre il limite del precipizio è tomba mortale.
Sciogliersi dal nodo del gentile affanno non è da tutti, specialmente quando la meta del destino non riconosce più l’itinerario del suo viaggio e vuole vivere la favola fino in fondo, anche se solo per un momento. È questo ciò che pensa Edoardo quando s’innamora perdutamente di Ottilie, inebriato da quel battito di freschezza vaga per prati e giardini, fiero e perduto per quel giovane amore.
La remissività di Carlotta è una meteora dentro il romanzo, eppure il suo intimo tormento vive straziato ad ogni fugace contatto col Capitano. La sua è la casta devozione di una moglie per un marito che non merita.
Le convenzioni sociali scelgono con cura chi tentare strisciando ai suoi piedi, e con chi fallire il disegno perché fedele al dovere morale. Chimica e filosofia sono le due àncore presenti in ogni pagina, accuratamente velate sotto il profilo ingannevole del corteggiamento. I comportamenti ambigui sono esercitati da secoli, analizzare l’origine è premura di chi non si rassegna ad accettare la natura dell’uomo.
La tesi della chimica è supportata da chi è deciso a individuare nell’elemento scientifico la fonte di una relazione. Ma non basta. La volontà di guidare il destino verso il proprio interesse è soggetta a diverse interpretazioni, prima fra tutte la libertà di scelta. La chimica e il suo effetto non tardano ad arrivare nella casa che è stata resa infelice.
Ecco che la tragedia trova sempre la porta aperta quando si vive dentro labirinti alterati. Una dopo l’altra le disgrazie scorrono. Il figlio nato da una notte d’amore tra Edoardo e Carlotta muore annegato nel lago, per una disattenzione di Ottilia a cui il piccolo era stato temporaneamente affidato. La giovane cade in depressione, si abbandona alla morte rifiutando il cibo e la Signora Nera arriva puntuale.
È disperazione per l’innamorato Edoardo, privato del suo gioiello prezioso, senza la forza magnetica della sua passione quale vita potrà accettare? Lui, un uomo debole, sordo alla voce del senno, cade nell’inganno dell’infatuazione e, vinto dal suo giogo adolescenziale, muore qualche giorno dopo l’ultimo respiro di Ottilie.
Saranno sepolti l’uno accanto all’altra.
“La pace aleggia sui loro sepolcri, allegre e fra loro simili immagini di angeli li guardano giù dalle arcate, e che momento di gioia sarà quando un giorno si ridesteranno insieme”.
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