MODICA – Tanti anni non saranno mai realmente abbastanza per cancellare dalla memoria della gente quella che si rivelò essere una tra le peggiori tragedie del tempo: l’alluvione di Modica (Ragusa) nel lontano anno 1902.
Correva il 26 settembre di un anno di inizio Novecento quando sulla città ragusana si abbatté un violento temporale. Esattamente, già a partire dal 25 settembre la pioggia colpì incessantemente l’area in questione facendo accumulare nel giro di 24 ore una quantità d’acqua pari a quella che generalmente pare si raccogliesse nel corso di un intero anno.
Tra il 25 e il 26 settembre si verificò una vera e propria catastrofe naturale: i campi e le strade vennero totalmente investiti dall’acqua, così vennero persi numerosi raccolti e vanificati i sacrifici di coloro che lavoravano la terra.
L’alluvione, alimentata anche dallo straripamento dei torrenti Jannimauro e Pozzo dei Pruni, iniziò ad acquisire una forza e una velocità inarrestabili, viaggiando a circa 50 chilometri orari. Nello specifico, pare che il torrente Pruni arrivò fino alle spalle della chiesa di Santa Maria di Betlem, con un fronte d‘acqua stimabile in circa 11 metri di altitudine.
In questa circostanza il potente acquazzone mandò giù il ponte della Catena, oltre a diverse abitazioni che sarebbero state spazzate via dall’acqua. Alle ore 4 del mattino del 26 settembre 1902 si contarono 112 vittime in circa venti minuti.
L’iniziativa per non dimenticare il disastro
Proprio nella chiesa Santa Maria di Betlem, ai tempi interessata dal tragico accaduto, ci sarà un evento commemorativo. A tal proposito, ecco quanto riporta la pagina ufficiale Facebook della struttura religiosa in questione: “Domenica 26 ricorre il 119esimo anniversario della tragica alluvione del 1902. Uno dei più grandi disastri che hanno colpito la nostra città e la nostra chiesa. Nella notte del 25 settembre la massa d’acqua, fango e detriti che a monte del quartiere vignazza si era raccolta in un invaso irrompe nella città, distruggendo ogni cosa e mietendo 112 vittime i cui corpi furono recuperati, nei giorni successivi, anche a Donnalucata alla foce del torrente Motucano che attraversa tutt’oggi la nostra città”.
“Immediata fu la risposta all’accorato appello di aiuto che dalla comunità modicana arrivò in tutta Italia. Innumerevoli città, comitati, diocesi, parrocchie e persino l’elemosiniere di papa Leone XIII si mossero in soccorso di quanti avevo perduto ogni cosa nel disastro e lo spirito di questa solidarietà permise di ricostruire e di risanare le ferite del disastro. Appuntamento questa domenica alle ore 11 nel ricordo di quanti perirono e di quanti nello spirito della solidarietà cristiana si impegnarono nella ricostruzione”.
Fonte foto: Centro studi Placido Carrafa