PALERMO – Anche quest’anno in via Alfieri , dove i killer di Cosa Nostra uccisero Libero Grassi 30 anni fa, viene ricordato il coraggioso imprenditore che si ribellò al sistema criminale mafioso delle estorsioni, con un netto no al racket del pizzo.
A ricordare l’uomo, tra i tanti, è stato in queste ore anche il nipote, Alfredo Chiodi, il quale ha dipinto di rosso il marciapiede dove venne ucciso l’imprenditore. Sul posto è stato anche affisso il solito manifesto scritto a mano perché la famiglia non ha mai voluto una targa.
Alla cerimonia erano presenti anche il sindaco Leoluca Orlando, il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, la commissaria antiracket e antiusura Giovanna Cagliostro, Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio e i vertici di guardia di finanza carabinieri e della polizia, Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia, Tano Grasso, presidente onorario del Fai, la Federazione Antiracket.
A dedicare un pensiero a Libero Grassi è stato anche il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci: “Libero Grassi era un temerario della legalità, un tranquillo rivoluzionario, un uomo onesto fino alla intransigenza. Il suo, come quello di tanti siciliani coraggiosi che hanno contrastato le mafie, è stato un omicidio annunciato, plateale, la punizione riservata a chi si ribella e sfida. La lotta al racket del pizzo, odioso ricatto degli estortori che cessa soltanto con la denuncia o con il fallimento delle aziende, in Sicilia è cominciata proprio con lui, con quella pubblica lettera di sfida ai suoi taglieggiatori. Il suo esempio, ancora oggi, è modello per chi reagisce e si ribella, ma anche monito per chi subisce e si rende complice con il silenzio, per chi non collabora con le forze dell’ordine”.
Sul caso anche Orlando: “Libero Grassi era un imprenditore, una persona civile, un punto di riferimento culturale che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi, a distanza di 30 anni dal suo assassinio, l’esempio di una nuova coscienza per gli imprenditori. In quegli anni era isolato nella sua denuncia, ed era scomodo perché le istituzioni statali ed imprenditoriali avevano il volto della mafia. Oggi Libero Grassi può dire missione compiuta ma non ancora completata perché le zone grigie, in una Palermo cambiata in sintonia col sacrificio di Grassi nel rifiuto della violenza criminale mafiosa, seppur grandemente ridotte, continuano ad esistere”.
Fonte immagine Leoluca Orlando Facebook