Ancora fango sui medici di famiglia

Ancora fango sui medici di famiglia

Massimo Buscema

Ci risiamo. Ancora fango sui medici di famiglia. Ancora una volta screditati, umiliati, offesi. Si sono concluse delle indagini eseguite dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania (forse di concerto con l’ASP di Catania, ma le notizie al riguardo non sono chiare) che hanno portato alla segnalazione alla Corte dei Conti di ben 937 medici di famiglia e specialisti ambulatoriali della provincia (praticamente la quasi totalità) per gli eventuali profili di danno erariale e di responsabilità amministrative e quindi per eventuali procedure di rimborso relativamente a presunte inappropriatezze riguardo la prescrizione di farmaci per l’osteoporosi in nota 79.

L’indagine è stata falsata da un grave errore metodologico, tanto grossolano da essere quasi inverosimile: considerare che tali farmaci possano essere prescritti solo se venga eseguita una MOC. Niente di più falso e sbagliato. Chi fa il medico sa bene che questi farmaci possono prescriversi nel pieno rispetto della nota 79 anche senza avere eseguito una MOC come nel caso di pazienti che siano in trattamento cortisonico o in cui si prevede un trattamento cortisonico con dosaggi superiori ai 5 mg/die di prednisone o equivalenti o nel caso di pregresse fratture vertebrali o femorali.

È chiaro che partendo da questi presupposti l’indagine si svuota di ogni valore e significato e diventa praticamente insostenibile nelle sue conclusioni. Ma ciò che è sconcertante è ancora il volere insistere da parte dei tecnici dell’Assessorato Regionale alla Salute Regionale e da parte dei dipartimenti del farmaco delle varie ASP in questa maniacale ricerca della spending review nello scostamento dalle medie prescrittive. Va chiarito una volta per tutte che il sistema delle medie (pesate o meno per sesso ed età) è ormai obsoleto e contestato, anche da importanti specialisti in statistica sanitaria. Non esiste poi alcuna norma di legge che imponga al medico di rispettarle, peraltro con calcoli ex post, in quanto la media è solo un indicatore che va valutato in ragione del territorio e della composizione sociale ed economica degli assistiti.

Quando poi si decide di alzare l’asticella e di denunciare tali presunte inappropriatezze alla Corte dei Conti, come nel caso in questione, occorrono prove analitiche, riscontri oggettivi di condotte gravemente colpose in relazione a singoli, accertati e verificati episodi. Ed ancora più incredibile è che l’onere della prova spetti al medico sospetto iperprescrittore, in violazione ad ogni concetto giuridico che impone a chiunque voglia far valere in giudizio un diritto che deve darne prova concreta, mentre nei fatti si assiste ad una inversione grottesca dell’onere della prova a danno dei medici appunto.

Magari per fatti risalenti a quattro, cinque anni prima. I medici così sono costretti a lunghe, laboriose ed umilianti ricerche di documentazioni, magari riferita a pazienti deceduti o trasferiti o che semplicemente hanno cambiato medico: un lavoro folle, una perdita di tempo incredibile. E qui sorge un’altra questione importante: l’obbligo del servizio farmaceutico deputato ai controlli all’immediatezza delle contestazioni. Questo è un diritto basilare ed inviolabile del lavoratore, valido in tutti i contratti ed in tutte le contestazioni amministrative la cui violazione configura un ruolo causativo di tale servizio farmaceutico in relazione all’evento contestato. In altre parole le contestazioni ad eventuali iperprescrizioni devono essere fatte con una tempistica adeguata sia a correggere eventuali comportamenti anomali sia per produrre documentazione sanitaria a difesa.

Il mancato rispetto di questa tempistica configura certamente un comportamento omissivo che andrebbe certamente perseguito con medesima solerzia e decisione. Esiste del resto un decreto assessoriale della Regione Siciliana del 2005 che impone che i controlli non possano essere retrodatati oltre i sei mesi.

Unica soluzione a risolvere questo problema è l’istituzione di una commissione per l’appropriatezza presso l’Ordine dei Medici ed è quello che stiamo andando a fare; una commissione dove siano rappresentati tutti i protagonisti della filiera prescrittiva e cioè medici di famiglia, specialisti ambulatoriali e convenzionati esterni, ospedalieri ed universitari, medici funzionari dell’ASP, con la giusta rappresentanza di sindacati e società scientifiche ma senza prime donne e senza protagonismi perché non c’è più tempo e perché non è più tempo.

Qui dovrebbero essere stilate delle linee guida, dei percorsi diagnostici condivisi, delle interpretazioni delle note AIFA più complesse: tutto con semplicità, rigore, chiarezza. Solo l’Ordine può stare al di sopra di tutti i protagonisti, essere garante di terzietà e far valere il proprio potere disciplinare sanzionatorio per eventuali inosservanze. Questa pensiamo sia la strada giusta e su questo ci sarà il massimo impegno del nostro Consiglio Direttivo.