L’incontinenza urinaria femminile: cosa fare perchè non diventi un problema

L’incontinenza urinaria femminile: cosa fare perchè non diventi un problema

Giuseppe_Ettore

L’incontinenza urinaria(IU) viene definita come la perdita involontaria di urina, direttamente obiettivabile e tale da determinare problemi sanitari, economici e sociali. E’ una patologia assai diffusa e socialmente invalidante che colpisce nel mondo circa 200 milioni di persone, per la gran parte donne (60/70%), con impatto negativo di grande rilevanza sulla qualità di vita delle stesse con ripercussioni psicologiche e lavorative.

La prevalenza della incontinenza urinaria nella donna varia a seconda degli studi epidemiologici effettuati, si stima comunque che circa il 25% della popolazione femminile ne sia affetta ed il 6-10% in modo severo. Queste valutazioni epidemiologiche sottostimano il problema, le pazienti infatti sono spesso riluttanti ad esporre il proprio disturbo al medico e tendono a rimuoverlo o minimizzarlo. Ci troviamo quindi di fronte ad un iceberg la cui parte sommersa sfugge ad ogni tentativo di corretto rilevamento. La prevalenza dell’incontinenza urinaria è inoltre correlata all’ età sia in termini di frequenza, che di severità, con un incremento che si registra intorno ai 45-55 anni e poi dopo i 70.

I costi diretti e indiretti della IU sono elevatissimi. L’incontinenza urinaria è tra le condizioni patogene per le quali il servizio sanitario spende di più. Dalla “Stima ministeriale italiana dell’assistenza protesica erogata attraverso il nomenclatore tariffario delle protesi” si evince che la spesa per l’acquisto dei soli pannoloni rappresenta circa il 64% dell’importo totale annuo utilizzato per l’assistenza protesica in generale .
Le principali forme di perdita involontaria di urina, identificate in base alle diverse manifestazioni cliniche, sono:
a) l’incontinenza urinaria da sforzo, che consiste nella perdita involontaria di urina con starnuto, colpo di tosse, risata, attività fisica. In questi casi all’origine dell’incontinenza vi è una lesione delle strutture muscolari e fasciali del pavimento pelvico, che si può verificare in conseguenza di un parto vaginale, e fattori aggravanti quali tosse cronica, stipsi, interventi chirurgici sulla pelvi, alterazioni dei tessuti determinata dall’età e dalla carenza ormonale post- menopausale.
b) l’ incontinenza urinaria da urgenza che è caratterizzata dalla perdita di urina conseguente ad improvvisa ed impellente bisogno di urinare. Questa forma di incontinenza è molto comune tra le donne in età avanzata. Spesso l’eziologia è idiopatica, cioè sconosciuta, o può essere collegata a patologie neurologiche del sistema nervoso centrale o periferico.
c) l’ incontinenza urinaria mista associa i sintomi dell’incontinenza da sforzo a quelli della incontinenza da urgenza ed è quindi la forma più severa.

La terapia dell’incontinenza urinaria prevede 3 possibili trattamenti: riabilitativo, farmacologico e chirurgico.
La terapia riabilitativa comprende la Chinesiterapia, il biofeedback e l’elettrostimolazione . Tali metodi, oltre ad attuare esercizi specifici di rieducazione muscolare , mirano a rinforzare la muscolatura del perineo. La riabilitazione perineale richiede una forte motivazione ed aderenza da parte delle pazienti ai programmi previsti dal fisioterapista e risulta utile nelle forme di incontinenza di grado lieve e moderato . I risultati a lungo termine sono soddisfacenti anche se necessitano di periodici training per il mantenimento dei risultati. E’ consigliata dall’International Continence Society come il primo approccio al trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo e mista perché:
non è invasiva;
• è semplice;
• ha un costo contenuto;
• non presenta effetti collaterali



Il trattamento farmacologico è riservato alla cura dell’incontinenza urinaria da urgenza. Sono stati proposti nel tempo svariati farmaci in grado di controllare i sintomi correlati (incontinenza, urgenza e frequenza). Gli anti-muscarinici (ossibutinina, tolderodina, trospium, solifenacina) ed i più recenti beta-agonisti (mirabegron) sono i farmaci ad oggi più utilizzati perchè in grado di rilassare il muscolo detrusore della vescica. Tali farmaci anche associati alle tecniche riabilitative di tipo elettrostimolativo sono molto spesso efficaci nella cura dell’incontinenza da urgenza e soltanto in rari casi è necessario ricorrere ad approcci più invasivi, quali l’infiltrazione intravescicale di tossina botulinica o la neuromodulazione sacrale. L’elevato costo della terapia farmacologica, che è di lunga durata, rappresenta purtroppo la prima causa responsabile dell’abbandono della stessa da parte delle pazienti, spesso ultrasessantenni e con reddito economico medio-basso.

Il trattamento chirurgico è invece riservato all’incontinenza urinaria da sforzo od all’incontinenza di tipo misto con prevalenza della componente da sforzo. Oggi il gold standard della terapia chirurgica consigliato dalle linee guida delle Società scientifiche Internazionali di Uroginecologia prevede l’applicazione di una benderella sotto l’uretra di materiale sintetico, cosiddetta sling medio-uretrale, che può essere applicata per via retropubica o transotturatoria, a seconda del tipo e della severità dell’incontinenza. Questo tipo di intervento, relativamente semplice con tempi di ricovero di 24-48 ore, presenta bassi tassi di complicanze ed è in grado di risolvere il problema dell’incontinenza nel 85%-90% dei casi con un mantenimento dei tassi di cura nel tempo. Recentemente sono state immesse sul mercato le cosiddette mini-sling, che pur rispettando gli indici di cura delle sling tradizionali prevedono tempi di degenza ancora più brevi e con recupero funzionale più veloce .

La vera sfida nel trattamento dell’incontinenza urinaria per un SSN, attento alle esigenze ed alle aspettative del mondo femminile, rimane l’applicazione di un programma di prevenzione articolato.
Esistono infatti tre gradi di prevenzione: la primaria, che consiste nel pianificare tutte quelle misure che evitano l’insorgenza delle problematiche attraverso la lotta alle cause, ai fattori di rischio ed ai determinanti; la secondaria, che tende al precoce rilevamento delle disfunzioni perineali asintomatiche ed al loro trattamento per bloccarne la progressione e la terziaria, che consiste nel trattamento del sintomi nel tentativo di fermarne la progressione. Il livello di prevenzione ideale nel trattamento dell’incontinenza, è quello primario e secondario.
In tal senso andrebbero sviluppati tutta una serie di programmi finalizzati sia all’informazione-educazione della popolazione femminile, specie in età scolare, per la conservazione della funzione perineale e che si articolano attraverso l’insegnamento di una serie:
– di norme comportamentali (minzione corretta in termini di postura ed orari, adeguata ingestione di liquidi, capacità di controllare gli sfinteri apprendendo la pratica degli esercizi di fisioterapia, correte misure igieniche perineali, regolarità nello svuotamento dell’intestino, controllo del peso corporeo, eliminazione del fumo, controlli periodici dell’area perineale)
– che al rilevamento precoce dei sintomi soprattutto nelle donne a rischio.
In questo ambito è altamente importante il ruolo delle figure professionali (ginecologo, ostetrica) coinvolte nella cura dell’area perineale, che con professionalità e giusta competenza hanno il compito di consigliare, sostenere ed assistere le donne, mettendo in pratica le misure volte alla prevenzione ed all’eventuale trattamento delle problematiche disfunzionali.

in collaborazione con la
Dr.ssa Gabriella Torrisi – Dirigente Medico –
Responsabile Ambulatorio di Fitopatologia del Pavimento Pelvico –
Ospedale Garibaldi Nesima (numero verde 800811129)