Catania e il caso di “lupara bianca”, omicidio di Vincenzo Timonieri: fermati due soggetti – NOMI e DETTAGLI

Catania e il caso di “lupara bianca”, omicidio di Vincenzo Timonieri: fermati due soggetti – NOMI e DETTAGLI

CATANIA – Nell’ambito di ampie e complesse indagini coordinate, sin dal verificarsi dell’evento, dalla Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia – i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania sono stati delegati all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziati di delitto nei confronti dei seguenti soggetti:

  • Natale Nizza, nato a Catania il 12 novembre 1996;
  • Salvatore Sam Privitera, nato a Catania il 23 maggio 1997.

Le indagini hanno consentito di ricostruire gli accadimenti e di definire le responsabilità personali in ordine al gravissimo caso di “lupara bianca”, avvenuto a Catania in data 12 febbraio 2021, in pregiudizio di Vincenzo Timonieri, 25enne ritenuto contiguo al gruppo mafioso Nizza della famiglia di Cosa Nostra “Santapaola Ercolano”, del quale i familiari avevano denunciato la scomparsa nei giorni successivi.

Le prime risultanze investigative avevano consentito di inquadrare l’evento nell’ambito di possibili conflittualità interne al citato sodalizio criminale, nonostante i tentativi degli indagati di simulare la propria vicinanza alla famiglia della vittima, tentando di far ricadere le responsabilità in capo ad altre organizzazioni criminali in contrasto con il loro gruppo.

La serrata attività di indagine, che aveva portato anche a riscontrare il passaggio al gruppo “Nizza” dei fratelli Michael Agatino Sanfilippo (già detenuto dall’aprile 2020 a seguito del cruento scontro a fuoco verificatosi l’8 agosto 2020 tra le consorterie di tipo mafioso dei “Cursoti Milanesi” e dei “Cappello”) e Antonino Marco Sanfilippo, entrambi appartenenti ai “Cursoti Milanesi”, è proseguita senza soluzione di continuità giovandosi, tra l’altro, della collaborazione con la giustizia avviata dai fratelli. Il contenuto delle dichiarazioni dei collaboratori è stato di fondamentale importanza, in quanto entrambi si sono assunti la responsabilità dell’esecuzione materiale dell’omicidio.

In un’indagine complessa e articolata come quella in esame, condotta mediante attività investigativa tradizionale e tecnica, le dichiarazioni dei collaboratori hanno consentito di ricostruire in maniera puntuale l’antefatto della vicenda e il ruolo dei due indagati, i quali, al fine di impadronirsi del canale di approvvigionamento di sostanze stupefacenti gestito autonomamente dalla vittima, hanno pianificato e organizzato l’omicidio di Vincenzo, ordinandone l’esecuzione ai due Sanfilippo.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Timonieri era stato convinto, prima dell’agguato, a disfarsi dell’arma che di solito portava con sé per evitare possibili controlli delle forze dell’ordine; nei pressi dell’abitazione di Privitera, era stato quindi fatto salire su un’auto per recarsi a recuperare delle armi (sul mezzo vi erano i fratelli Sanfilippo e – solo per il tratto iniziale – anche Natale Nizza, successivamente sceso con un pretesto). Nel corso del tragitto, mentre il conducente del veicolo transitava sulla SS114 in direzione Vaccarizzo (CT), Vincenzo Timonieri è stato ucciso mediante l’esplosione improvvisa di alcuni colpi di arma da fuoco alla nuca e al capo.

In particolare, le dichiarazioni di Michael Agatino Sanfilippo hanno consentito di trovare il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, che era stato nascosto insieme al fratello all’interno di una buca nel terreno, ricoperta da materiale sabbioso a Vaccarizzo (CT).

Fondamentali, inoltre, si sono rivelate le risultanze degli accertamenti medico-legali che hanno riscontrato la veridicità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia in merito alle modalità esecutive dell’omicidio.

Uno dei due destinatari del provvedimento, Salvatore Sam Privitera, è stato catturato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania, coadiuvati da quelli del Comando Provinciale di Venezia, mentre si trovava a bordo di una nave da crociera proveniente da Croazia e Grecia, in sosta al porto turistico della città lagunare, durante la prima tappa in territorio nazionale.

Inoltre, durante le perquisizioni operate nelle abitazioni di pertinenza di Natale Nizza, i militari hanno trovato e sequestrato:

  • 1,3 chili di marijuana e 140 grammi di hashish, detenuti ai fini di spaccio dal catanese Mario Naceto di 29 anni, anch’egli affiliato al gruppo dei “Nizza”, nella circostanza arrestato in flagranza per detenzione ai fini di spaccio mentre tentava la fuga sui tetti dell’immobile di via Naumachia condiviso con il fermato;
  • 22 cartucce calibro 7,65, nonché la somma in contanti di oltre 29mila euro detenuti da Nizza, il quale aveva tentato di disfarsi del denaro lanciandolo dal balcone all’interno di un cortile in stato di abbandono in concomitanza con l’irruzione dei militari.

I giudici per le indagini preliminari dei Tribunali di Catania e di Venezia, concordando con le risultanze investigative, hanno convalidato il fermo di indiziati di delitto e disposto la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti degli stessi, i quali, dopo le formalità di rito, saranno trattenuti nelle strutture penitenziarie dei citati capoluoghi.