ITALIA – I militari del comando carabinieri per la Tutela Agroalimentare, con il concorso di militari delle Unità dell’Arma Territoriale e Forestale, hanno eseguito un decreto di perquisizione e sequestro presso lo stabilimento produttivo e il deposito della Italian Food Spa – Gruppo Petti, operante nel settore conserviero e della trasformazione agroalimentare, ubicati in Venturina Terme e Campo alla Croce di Campiglia Marittima (Livorno).
Il provvedimento è stato emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno nell’ambito di procedimento penale a carico 6 soggetti, su cui si indaga per concorso in frode in commercio (artt. 110 e 515 c.p.). L’intervento conclude un’ investigazione di alcune settimane in tema di sicurezza alimentare e tutela del consumatore.
Il sequestro
Sequestrate:
- 3.500 tonnellate circa di conserve di pomodoro in bottiglie, vasi di vetro, barattoli, pacchi e bricks, già confezionate e etichettate come “pomodoro 100% italiano” e/o “pomodoro 100% toscano”, pronte per la commercializzazione;
- 977 tonnellate circa di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-UE), in fusti e bidoni.
Il totale è di 4.477 tonnellate e per un valore commerciale di almeno 3 milioni di euro.
Il prodotto, confezionato e pronto per la commercializzazione, quantificabile in milioni di pezzi, era custodito all’interno dei depositi coperti dell’azienda, mentre le diverse migliaia di fusti e cassoni di semilavorato e concentrato di pomodoro estero erano stoccate principalmente su un piazzale esterno nell’area dello stabilimento.
Articolata indagine
Il provvedimento eseguito scaturisce, come si è detto, da un’articolata indagine, finalizzata al contrasto delle frodi nel settore agroalimentare e avviata nel gennaio dalla Sezione Operativa Centrale del Reparto Operativo del comparto di specialità dell’Arma, coordinata dalla Procura di Livorno.
Le indagini, con il supporto dell’Agenzia delle Dogane e corroborate da riscontri provenienti da reiterati servizi di osservazione, hanno documentato come gli indagati, agendo nei diversi ruoli dell’organigramma aziendale, avessero posto in essere la sistematica produzione e fraudolenta commercializzazione di conserve di pomodoro – principalmente passata di pomodoro di vario tipo e formato con il marchio della nota azienda – falsamente etichettate quale “pomodoro 100% italiano” e/o “pomodoro 100% toscano”, destinate poi alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) per la vendita al dettaglio al consumatore finale sul territorio nazionale.
Infatti, la condotta consisteva nel realizzare il prodotto utilizzando rilevanti percentuali (variabili) di pomodoro concentrato estero (extra-UE) miscelato a dosati quantitativi di semilavorati di pomodoro italiano.
Procedura illecita
E tale illecita procedura si è colta anche nella flagranza al momento dell’accesso dei carabinieri nell’area di lavorazione, ove gli addetti sono stati colti a effettuare tale operazione. Da qui si è risalito poi alla linea di imbottigliamento ed etichettatura, rinvenendosi migliaia di bottiglie di passata prodotte dall’inizio del turno giornaliero.
Sequestrata copiosa documentazione contabile, amministrativa e di laboratorio, cartacea e su supporto informatico, di interessante valenza investigativa: in particolare schede di produzione ufficiose e manoscritte, dalle quali si evince chiaramente il disegno fraudolento, cioè l’attribuzione al prodotto di caratteristiche di origine e composizione diverse da quelle reali.
Accertamenti degli ispettori dell’ICQRF
Contestualmente, gli ispettori dell’ICQRF (Ispettorato Centrale Tutela Qualità e Repressione Frodi) del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, hanno effettuato campionamenti sia del prodotto semilavorato sia di quello già confezionato ed etichettato, per le analisi di laboratorio.
Si è accertato anche:
- l’inottemperanza dell’azienda a un decreto (marzo) di sospensione delle attività produttive presso lo stabilimento di Venturina Terme, per reiterate violazioni di natura ambientale;
- la realizzazione in quell’area di un manufatto di circa 4mila mq in assenza di concessione edilizia.
Il tutto con conseguente denuncia del legale rappresentate per il reato di cui all’art. 650 c.p. (inosservanza dei provvedimenti dell’autorità) e violazione di cui all’art.31 del D.P.R. n.380 del 2001 (interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire).