ITALIA – L’endometriosi colpisce, in Italia, almeno 3 milioni di donne. Si tratta di una malattia determinata dall’accumulo di cellule endometriali fuori dall’utero che, solitamente, dovrebbero trovarsi all’interno.
Questa sorta di “anomalia” comporta un’infiammazione cronica che può essere dannosa per la donna e si manifesta con dolori molto forti durante il ciclo mestruale e l’ovulazione, oltre che stanchezza e fastidi durante i rapporti sessuali. In alcuni casi, seppur bassissimi, può essere anche asintomatica.
Per la diagnosi ci sono diversi mezzi: primi tra tutti, una visita ginecologica, oppure esplorazioni rettali, diagnostica per immagini come risonanza magnetica, ecografie pelviche transvaginali e esami del sangue specifici.
Alimentazione ed endometriosi
Quel che non tutti sanno è che l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale in tema di endometriosi. Ai microfoni di NewSicilia è intervenuta la biologa nutrizionista Elisa Accardo per spiegarci da vicino in che termini ciò sia possibile.
Si ricorda, comunque, che il regime alimentare non svolge un ruolo “terapeutico”, non permette di guarire ma di migliorare la sintomatologia e di ridurre il quadro infiammatorio generale.
Il percorso alimentare, inoltre, viene elaborato dal nutrizionista in modo personalizzato, tenendo in considerazione ciascuna donna, la sua storia clinica e le sue esigenze sociali.
“L’endometriosi è una patologia caratterizzata da quella che viene definita ‘low grade infiammation‘, cioè un’infiammazione di basso grado e costante. Lo scopo principale dell’alimentazione è proprio quello di generare un’azione antinfiammatoria e, quindi, di compensare l’aumentato stress ossidativo causato dall’infiammazione stessa. Oltre a ridurla, altresì, può aiutare nella riduzione del dolore pelvico cronico, della stanchezza cronica e nel migliorare la fertilità“, spiega la nutrizionista.
Rapporto omega-3 e omega-6
In che modo si può “intervenire” in modo mirato? “Nello specifico, per ridurre l’infiammazione cronica è necessario creare un giusto bilanciamento tra omega-3 e omega-6: questi ultimi sono mediatori di prostaglandine ‘proinfiammatorie’, mentre i primi sono mediatori di prostaglandine ‘antinfiammatorie’. Il corretto rapporto tra questi due nutrienti dovrebbe essere di circa 1:3/1:4, tuttavia l’alimentazione occidentale apporta uno sbilanciamento verso gli omega-6 (1:10)“.
“Quello che si può fare attraverso un equilibrato regime alimentare è cercare di ridurre l’apporto di omega-6, limitando il consumo di quegli alimenti che ne sono ricchi, come per esempio gli oli vegetali (ad esclusione dell’Olio Extravergine di oliva) presenti nei biscotti, nelle merendine e in molti prodotti confezionati in genere. Proprio al fine di limitare l’assunzione degli omega-6, è importante leggere le etichette nutrizionali dei prodotti che acquistiamo al supermercato e tenere conto del fatto che spesso queste sostanze sono utilizzate come condimento nei prodotti dei bar e dei ristoranti“, aggiunge la dottoressa Accardo.
Conseguentemente: “Dovrebbero essere privilegiati gli alimenti ricchi di omega-3 come pesce azzurro (es. alici, merluzzo, sgombro, ecc.), ma anche altre fonti vegetali, come i semi di lino e le noci di Macadamia. Bisogna stare attenti anche alla scelta delle fonti proteiche in quanto i prodotti animali che derivano da allevamenti intensivi hanno un contenuto più elevato di omega-6 e un contenuto di omega-3 più basso. Al contrario, animali liberi di pascolare avranno una composizione del grasso diverso, con meno omega-6 e più omega-3 (es. carne proveniente da allevamenti grass-fed)“.
Ripartire l’assunzione dei carboidrati
Un altro fattore importante da tenere in considerazione per un’alimentazione antinfiammatoria è quella di ripartire l’assunzione dei carboidrati durante la giornata in modo da non generare picchi glicemici e insulinici, fattori che promuovono l’infiammazione.
Secondo la nutrizionista: “È consigliabile, quindi, ridurre il più possibile l’assunzione di dolci, bevande zuccherate e altri prodotti ricchi di zuccheri semplici. Semmai, sarebbe opportuno mangiare più frutta e preferire alimenti contenenti carboidrati complessi (quali cereali in chicco, patate, pane) da modulare in base alle proprie esigenze e patologie“.
Bisogna chiarire, inoltre, che “seppur in genere sia preferibile scegliere cibi integrali, molto spesso le donne affette da endometriosi soffrono di sintomi correlabili a quelli della Sindrome dell’Intestino Irritabile, per le quali l’utilizzo eccessivo di prodotti integrali potrebbe soltanto esacerbare la sintomatologia e, pertanto, se ne consiglia un’assunzione moderata“.
“Da non sottovalutare, poi, è l’utilizzo di sostanze antinfiammatorie (come la curcuma) e antiossidanti che proprio in presenza della ‘low grade infiammation’ è necessario vengano assunte in maggiori quantità. Possiamo beneficiare di diversi alimenti che le contengono, per esempio i kiwi, le fragole, gli spinaci e gli agrumi sono ricchi di Vitamina C, tutta la frutta e verdura di colore arancione (la zucca e le albicocche vantano un alto livello di Carotenoidi); il pomodoro, infine, è ricco di licopene“, sottolinea.
Glutine e latticini: da escludere?
Alcuni studi osservazionali, secondo quanto spiegato dalla nutrizionista Accardo, hanno evidenziato che l’esclusione totale di alimenti contenenti glutine e latticini permette un miglioramento della dolorabilità correlata all’endometriosi.
Perché ciò avviene è presto detto: “I meccanismi per cui tale esclusione è efficace non sono ancora stati completamente chiariti, sebbene siano state proposte diverse ipotesi. La teoria più accreditata è quella secondo la quale la maggior parte delle donne che soffrono di endometriosi presenta una spiccata sensibilità al glutine (non celiachia), poiché questa molecola determina una risposta avversa del corpo. Allo stesso modo, anche le caseine del latte sembrerebbero agire come potente proinfiammatorio intestinale“.
“Si badi che questo tipo di alimentazione deve essere proposta solo da un professionista della nutrizione che possa aiutare a sviluppare valide alternative senza ripiegare su prodotti senza glutine industriali (ricchi di additivi che possono vanificare l’impegno nel cercare di seguire un regime alimentare antinfiammatorio) e, successivamente, elaborare una strategia per la reintroduzione di questi alimenti con modi e tempistiche più idonee“, precisa.
“Cibi sì” e “Cibi no”
Diciamo subito che è scorretto fare una lista dei “cibi sì” e dei “cibi no” da assumere (o eliminare) per migliorare l’infiammazione derivante da endometriosi.
Di questo avviso è la dottoressa Accardo: “Bisogna sempre valutare l’alimentazione nel suo complesso e la specifica sintomatologia (ci sono donne che soffrono di costipazione, chi di addome gonfio, chi ha cistiti ricorrenti). Per ogni paziente, poi, deve essere stilato un piano alimentare personalizzato. Tuttavia, le indicazioni date in precedenza possono ritenersi un punto di partenza per iniziare a pensare diversamente alla propria alimentazione“.
Sicuramente, oltre a quanto già detto, bisognerebbe porre attenzione a “evitare i ‘disregolatori endocrini’, che rappresentano dei perturbanti ormonali, ossia sostanze che mimano l’azione dei nostri ormoni, interferendo anche sulla loro produzione e che sono considerati responsabili dello sviluppo e della progressione dell’endometriosi”.
“Si trovano in diversi prodotti, in particolare negli alimenti conservati in scatolame di latta, in confezioni di plastica, ma anche nei pesci di grande taglia, e nei prodotti vegetali trattati con i pesticidi; anche la soia è un interferente endocrino e andrebbe evitata in caso di endometriosi“, ricorda.
Attenzione alla qualità
“Ciò che è importante non è solo la quantità, ma soprattutto la qualità degli alimenti“, tiene a evidenziare la nutrizionista Accardo da noi intervistata.
Scendendo nel dettaglio: “Invito tutte le donne che ne soffrono a preferire carni che provengono da allevamenti non intensivi, pesce azzurro pescato e di piccola taglia, uova provenienti da galline allevate in regime biologico, frutta e verdura di stagione preferibilmente biologiche e/o a km0 e di colori sempre diversi. Occorre privilegiare prodotti freschi e non confezionati, cercando di limitare il più possibile cibi in scatola, affettati e insaccati“.
L’attività fisica oltre l’alimentazione
Oltre la dieta, esistono altri accorgimenti da tenere bene a mente per “combattere” l’endometriosi. Nello specifico la nutrizionista afferma: “Il mio consiglio è quello di assumere integratori solo se necessario, quindi valutare le eventuali carenze insieme al medico tramite gli esami del sangue e integrare solo ciò di cui siamo effettivamente carenti. Esistono anche degli integratori che possono essere d’aiuto nel potenziare l’azione antinfiammatoria, ma devono essere indicati dal medico o dal nutrizionista sulla base delle singole esigenze“.
Inoltre: “Quando si parla di salute, oltre alla corretta nutrizione, è necessario promuovere anche uno stile di vita attivo in quanto l’attività fisica è un prezioso alleato che ci permette di aumentare il metabolismo, ci aiuta a gestire correttamente glicemia e insulinemia, producendo gli effetti positivi che tutti conosciamo sia dal punto di vista psicologico che fisico. Ricordiamoci sempre che non è necessario spingersi al di là delle proprie possibilità, ma occorre praticare attività fisiche adeguate alle nostre esigenze e ai nostri gusti“.