ITALIA – Il cambiamento climatico e i suoi effetti sono, come noto, una vera e propria crisi umanitaria e ambientale che riguarda il nostro intero pianeta. Negli ultimi anni gli scienziati ci avvertono che se non verranno assunti dei cambiamenti alle nostre abitudini e non verranno attuate delle riforme, la nostra Terra soffocherà per causa nostra.
Tenendo conto dell’emergenza climatica, ripercorriamo insieme quali sono i principali fattori di pressione sull’ambiente nelle città italiane.
Inquinamento atmosferico
In uno studio pubblicato pochi giorni fa dall’Istituto Nazionale di Statistica, gli esperti hanno analizzato i tassi e trend relativi l’inquinamento atmosferico sulle città italiane (il periodo di osservazione concerne periodo pre-lockdown, che come noto ha ampiamente ridotto i tassi di inquinamento).
Ricordiamo che per inquinamento atmosferico si intende la presenza nell’aria di una o più sostanze in concentrazione tale da avere la potenzialità di produrre un effetto avverso. Gli inquinanti ritenuti prioritari, tenuto conto dei loro effetti e dell’entità delle loro emissioni, sono gas inorganici (biossido di zolfo, ossidi di azoto, monossido di carbonio, ozono), composti organici volatili (quali ad esempio il benzene) e materiale particolato aero disperso (o aerosol), una sospensione di particelle solide o liquide disperse in aria, di diversa dimensione e composizione in funzione della loro origine.
L’andamento relativo ai superamenti dei valori soglia per le concentrazioni di PM10, PM2,5, NO2 e O3 nei comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, in sintesi, è caratterizzato da forti oscillazioni soprattutto al Nord, dove il livello è sempre sopra la media. Per quanto riguarda il Centro si osserva un andamento simile a quello medio e con livello di poco inferiore, mentre nel Mezzogiorno il trend è in discesa con oscillazioni minime e livelli molto inferiori.
Andando nel dettaglio, gli esperti hanno stilato una classifica dei capoluoghi/città più inquinate.
A detenere il livello più alto di inquinamento è Torino (86,2%) che, inoltre, è l’unica città che risulta in peggioramento. Il livello di inquinamento di Milano (80%) è quasi alla pari con Torino, ma risulta in diminuzione nell’ultimo periodo. In terza posizione Venezia (58,1%) con livelli più bassi.
Tra le varie città messe sotto la lente di ingrandimento troviamo anche Catania (15,4%). Gli esperti sottolineano che nel capoluogo etneo, infatti, si osservano solo esclusivamente superamenti da biossido di azoto in tutto il periodo.
Situazione similare a Palermo (14,3%) dove si azzerano progressivamente i superamenti del particolato e l’indicatore a fine periodo è composto esclusivamente, anche in questo caso, da superamenti di biossido d’azoto.
Migliori condizioni per Messina dove, per tutto il periodo di osservazione degli esperti, non si rilevano superamenti dei valori soglia.
Pressione del traffico veicolare
Ma se da una parte il Sud Italia mostra una condizione di inquinamento atmosferico migliore del Settentrione, la situazione è ben diversa per quanto concerne il traffico veicolare.
L’Istat, infatti, spiega che se da una parte la densità veicolare è maggiore nelle città del Centro(4.987 veicoli/chilometro) e nel Nord (4.415) rispetto al Mezzogiorno (4.200), questo non ci deve far crogiolare, infatti, il potenziale inquinante delle autovetture è molto più elevato nelle città del Mezzogiorno (165), e inferiore alla media in quelle del Centro (128) e del Nord (123).
Nell’esame dei singoli comuni, la Sicilia non naviga in buone acque, trovando il nostro capoluogo al terzo posto per densità veicolare.
Nel dettaglio, osservando la graduatoria della il valore massimo (10.120 veicoli/chilometro quadrato) si registra a Napoli. Seguono Milano, Palermo e Torino (con valori compresi tra 8.600 e 9.300). Ma ancora, sempre sopra la media nazionale (4,495) troviamo anche Catania (6.324) e Messina (5.319)
Ma, come preannunciato, la situazione peggiora nella graduatoria relativi al potenziale inquinate delle autovetture circolanti, con Catania (206) in prima posizione, seguita da Napoli (203) e Andria (195).
Gli esperti, inoltre, sottolineano che i valori più elevati di Napoli e Catania sono quasi il doppio di quello minimo (Bologna).
Ma, ancora, a esser oltre la media nazionale (135) troviamo purtroppo anche all’ottavo posto Caltanissetta (175), all’11esimo Enna (169) seguita al 12esimo posto da Agrigento (169), 13esimo Trapani (168) e 14esimo Messina (167).
Ma la lista non finisce qui con ancora al 16-17-18esimo posto rispettivamente anche Palermo (161), Ragusa (160) e Siracusa (159), mettendo così tutti i capoluoghi di provincia nella top 20 delle città con potenziale inquinante delle vetture più alto.
Perdite idriche nelle reti di distribuzioni
Purtroppo la maglia nera alla Sicilia va, senza neanche troppo scalpore, anche per quanto riguarda le perdite idriche nelle reti di distribuzione. La nostra Regione, infatti, è una l’unica dove gli esperti non hanno segnalato condizioni bollino verde.
Nel dettaglio le 3 province con maggiori perdite idriche e segnalate “bollino rosso“, ovvero oltre il 55% del volume messo in distribuzione, sono Messina, Catania e Siracusa. Sono “bollino arancione“, ovvero da 45,1% a 55%, Ragusa, Palermo e Agrigento.
Infine, nelle condizioni migliori troviamo Enna, Caltanissetta e Trapani, segnalate dagli esperti “bollino giallo”, ovvero da 35,1% a 45%.
Questo sono solo alcuni dei fattori che possono incidere attivamente e gravemente sul nostro sia benessere di cittadini che sul nostro ambiente. Le osservazioni sulle città italiane e siciliane sono sempre senza sosta e a questo punto non resta che sperare che i dati, almeno su altri trend, siano migliori di quelli analizzati.
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